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Le parole rimaste - Edit

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644<br />

Capitolo VI | Dire in dialetto<br />

gamento dei sensi, difficilmente si può dire che rappresenti pure l’appagamento<br />

dei sentimenti. Se la reciproca simpatia preferenziale con le partner senz’altro<br />

ovunque c’è, la complementarità (ovvero l’amore, cui l’autore ogni volta sottintende<br />

di anelare 1103) non è proporzionata al bisogno o perfino manca. Come si<br />

dà il caso nella lirica A Cristina S.:<br />

Ancoi ze duto l dì che zoghi coi to cavei.<br />

Ti li leghi ntorno l colo,<br />

li pasi n fra le man. Lizera,<br />

una cioca ti se poza sul canton fra i labri<br />

e ti ridi apian<br />

Ancoi ze duto l dì che serchi le to tete.<br />

Zbrisa a poco a poco i dedi sula carno calda,<br />

ti nseri i oci e naltro segno zà ti naso sula boca.<br />

Cristina, quanta carno signemo! E quanto più, quanto de più ancora podemo!<br />

Profuma de fragole e fen el to scajo, e se ntorlegheia la lengua<br />

fra i to freschi pei (verdi spini) e l profumo de ciel dei to cavei.<br />

Ancoi ze duto l dì che me serchi n tei to oci,<br />

e no ze dì de festa. Te cati<br />

solo quando più forto dol, e no resta altro<br />

che un muro zvodo, una porta<br />

meza nverta 1104.<br />

Qui Cergna dà forma verbale alla sua smania di recepire, attraverso gli occhi<br />

della donna desiderata, l’altra metà di sé 1105, nonostante il rapporto carnale con<br />

1103 In una sola poesia – può darsi – Cergna raggiunge il viscerale compiacimento sentimentale, nel<br />

componimento Come onda dall’onda dove l’immagine della donna amata rimane viva anche dopo<br />

l’amplesso, e in quella immagine il poeta rinasce. Questi sono gli ultimi versi della lirica: «Forse /<br />

perché tu rimani – ho l’immagine di te, / con l’indice sinistro a ciuccio e la destra / all’inguine –<br />

rinasco / tra i tuoi pioroti / come respiro e sudore: / acqua e sale. // Come / onda dall’onda».<br />

Pioroti signifi ca gemiti – dal Dizionario del dialetto di Valle d’Istria di CERNECCA DOMENICO, «Collana<br />

degli Atti» n. 8, Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, UIIF-UPT, 1986.<br />

1104 «Oggi è tutto il giorno che gioco con i tuoi capelli. / Te li inanello intorno al collo, / li passo tra<br />

le mani. <strong>Le</strong>ggero, / un ciuffo ti si posa sull’angolo tra le labbra / e tu sorridi. // Oggi è tutto il<br />

giorno che cerco il tuo seno. / Scivolano a poco a poco le dita sulla carne calda, / chiudi gli occhi<br />

e un altro segno già ti appare sulla bocca. / Cristina, quanta carne siamo! E quanto più, quanto<br />

più ancora possiamo! / Profuma di fragole e fi eno la tua ascella, e si aggroviglia la lingua / tra i<br />

tuoi freschi peli (verdi spine) e il profumo di cielo dei tuoi capelli. // Oggi è tutto il giorno che mi<br />

cerco nei tuoi occhi, /e non è giorno di festa. Ti ritrovo / solo quando più acuto si fa il dolore,<br />

e non resta altro / che un muro vuoto, una porta / semiaperta».<br />

1105 Vedi v. 12.

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