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Le parole rimaste - Edit

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648<br />

Capitolo VI | Dire in dialetto<br />

stren∫esse douti cun douti la man 1108.<br />

Un amalgama, una simbiosi perfetta tra l’estrema semplicità del verso e la virginale<br />

purezza delle linee dei paesaggi, delle viuzze, delle cisterne, dei bei portali,<br />

dei portici che sfuggono alla materialità fisica delle cose e si traducono in un’arcana<br />

emozionalità dello spirito che annega nel mistero infinito del creato.<br />

De ∫ura oun monti∫el, poco lon∫i dal mar<br />

quito se jò destirà oun pae∫ito<br />

D i g n a n<br />

ca∫e peicie, strente, tacade ouna rento l’altra<br />

sparteide de la cal pioun longa<br />

aturno viousse fracade da le ca∫e e da le stale,<br />

in me∫o dal pai∫ la cuntrada pioun vecia: San Jacomo<br />

pioun portighi ch’a ca∫e e la cal pioun streita.<br />

Vartai peici, portigi par el pasajo de la ∫ento,<br />

stemi de siuri e palassiti in sasso bru∫à dal tempo,<br />

baladouri, ∫usterne e bei portai... 1109<br />

E da questo virginale accostamento alla sua Dignano e alla sua gente promana<br />

una adamantina purezza di linee e di accenti, che danno alle cose, ai paesaggi,<br />

ai sentimenti, una levità, un senso di serenità, di patriarcale pace in cui l’anima<br />

sprofonda, attonita e confusa di tanta rarefatta pienezza sentimentale che inonda<br />

e tutto sommerge.<br />

Contrariamente a quanto avviene per la maggior parte dei poeti dialettali, in<br />

Bonassin, non è tanto presente quella che si potrebbe definire la “regressione<br />

nel tempo mitico dell’infanzia”, che pur fa capolino qua e là:<br />

A le quatro de miteina me maro: “∫ejte dormioto,<br />

lato, cafè e pan ∫i in tola pronto”.<br />

Se ∫eiva a Pola in cantier a imparà al mis’cer.<br />

1108 Da Al fi ur pioun bel [Il fi ore più bello]: «Uno strano sogno ho fatto questa notte / sono ritornato<br />

bambino pieno di allegria, / senza neanche un po’ di malizia. / Nel cielo si abbassarono tutte le<br />

stelle / una vicina all’altra illuminarono il mondo. / Una luce mai vista prima, sparirono le ombre<br />

/ attorno a me fi ori di tutti i colori. / Ne mancava uno: il più bello. / Dicevano che per farlo<br />

crescere bastava volontà / e stringerci tutti con tutti la mano».<br />

1109 Da Dignan in cor de nona [Dignano nel cuore di nonna]: «Sopra un monticello non lontano dal<br />

mare / quieto si è disteso un paesino / D i g n a n o / case piccole, strette, attaccate una all’altra<br />

/ divise dalla via più lunga / attorno viuzze pigiate dalle case e dalle stalle, / in mezzo al paese<br />

la contrada più vecchia: San Giacomo / più portici che case e la via più stretta. / Orticelli colmi<br />

di verdure / portici per il passaggio della gente, / stemmi di signori e palazzetti in sasso bruciato<br />

dal tempo / ballatoi, cisterne e bei portali...».

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