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Le parole rimaste - Edit

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<strong>Le</strong>tteratura sui giornali, sui periodici e su altre pubblicazioni del dopoguerra<br />

Rafael Alberti, Louis Aragon, Paul Eluard, Bertold Brecht, Federico Garcia Lorca,<br />

John Steinbech, Langston Hughes, Miguel de Cervantes, Guy de Maupassant,<br />

Jack London, Joseph Kipling, Mark Twain, Ernest Hemingway, Cecil Day<br />

<strong>Le</strong>wis, Jerome Klapka Jerome, Antonio Machado, Nazim Hikmet, <strong>Edit</strong>h Thomas,<br />

Jean Cassou, Honoré de Balzac, Robert Louis Stevenson, Charles Dickens,<br />

ecc. E si pubblicavano – naturalmente – opere di autori italiani da Verga a Pascoli,<br />

da Sacchetti a Collodi e a Pascarella, da Gramsci a Jovine, e tanti altri.<br />

Da rilevare ancora che dal 1945 al 1950 furono quattro le collane nelle quali<br />

l’UIIF e le varie istituzioni editoriali da essa promosse pubblicarono libri e opuscoli<br />

destinati ai lettori italiani della regione: la Piccola biblioteca culturale (copertina<br />

azzurra), la Piccola biblioteca politica (copertina rossa), la Piccola biblioteca sindacale e la<br />

biblioteca I grandi uomini e le loro opere. Tra i volumetti richiama l’attenzione il Canto<br />

sulla biografia del compagno Tito di Radovan Zogović (1907-1986) che nel 1949 cadde<br />

in disgrazia per cominformismo. Alle collane si aggiunsero i libri di testo per<br />

le scuole, l’Almanacco degli italiani di cui uscirono quattro volumi dal 1948 al 1951<br />

e due densi fascicoli della rivista «Arte e lavoro», usciti nel 1949 e nel 1950.<br />

La produzione letteraria italiana istroquarnerina di quegli anni è confluita<br />

quasi esclusivamente nelle riviste e nei periodici locali e regionali. La studiosa<br />

Elis Deghenghi Olujić 121, afferma in proposito che<br />

negli anni del secondo dopoguerra, la componente italiana deve gettare le fondamenta<br />

della propria letteratura e cultura, non potendo agganciarsi a quella dei<br />

periodi precedenti che veniva considerata essenzialmente come prodotto di irredentisti<br />

e di fascisti ed il cui valore culturale ed artistico, al di là delle innegabili<br />

connotazioni nazionalistiche, veniva obliterato.<br />

Essa annota che le prime riviste in lingua italiana apparse subito dopo la<br />

guerra “aspirano ad avere carattere culturale-letterario” 122. Un carattere che va<br />

attribuito, per la verità, soltanto ad alcune di esse. La letteratura fu invece molto<br />

presente nelle terze pagine del quotidiano «La Voce del Popolo» 123 e in altri<br />

vari periodici.<br />

L’«Almanacco degli italiani dell’Istria e di Fiume» vide la luce nei primissimi<br />

mesi del 1948. Era in parte un classico “lunario” popolare, che riportava però<br />

soprattutto articoli e saggi sull’operosità degli italiani impegnati nelle fabbriche,<br />

nelle scuole e negli enti culturali. Concedeva un adeguato spazio alla letteratura,<br />

121 ELIS DEGHENGHI OLUJIĆ, <strong>Le</strong> riviste culturali...op. cit. Per la nostra ricerca abbiamo consultato in<br />

particolare il capitolo <strong>Le</strong> riviste a carattere culturale del secondo dopoguerra, cap. III, pp. 96-102.<br />

122 Ibid.<br />

123 GIANNA MAZZIERI SANKOVIĆ, La “Voce”... op. cit. È uno studio approfondito della «Voce del<br />

Popolo» sulle annate degli anni Cinquanta.<br />

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