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Le parole rimaste - Edit

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138<br />

Capitolo II | Gli anni postbellici (1945-1950)<br />

alla funzione estetica caratteristica del genere letterario e a quella informativa e<br />

politica predominante nel giornalismo.<br />

Una delle loro specificità indispensabili consiste proprio nell’accessibilità del<br />

linguaggio che, richiesta dall’informazione giornalistica, non risulta sempre presente<br />

nei testi prettamente letterari. Il giornalismo richiede un linguaggio non<br />

strettamente letterario, ma vivo, discorsivo, parlato. La comunicazione, se conseguita,<br />

permette anche a un pubblico di non addetti ai lavori l’accesso a contenuti<br />

complessi.<br />

Il diminuire dell’analfabetismo e l’aumentare dell’istruzione propagano nelle<br />

masse del secondo dopoguerra il bisogno di partecipazione politica e, quindi,<br />

di informazione. La terza pagina deve dunque offrire forme sia istruttive che ricreative.<br />

In seguito a varie inchieste sul genere di quotidiano che i lettori preferirebbero<br />

215, vengono introdotte rubriche dedicate allo svago del lettore: vignette, rubriche<br />

umoristiche ed enigmistiche. <strong>Le</strong> norme che regolano la scelta e la pubblicazione<br />

degli articoli, spesso sono più adeguate ad una ricezione da parte delle<br />

società artistico-culturali e delle università popolari e operaie che non da parte<br />

di istituti di studi superiori. Si cerca di stabilire un equilibrio tra antico e moderno,<br />

tra istruttivo e attraente, tra critico e ricreativo, alternando racconti, poesie,<br />

articoli, romanzi d’appendice rispondenti a esigenze varie.<br />

L’articolo è certamente la forma più frequente, anche perché in essa si racchiudono<br />

tanti sottogeneri, tutti contemporaneamente definibili “articoli” e tutti<br />

diversi l’uno dall’altro. Un notevole numero di articoli è dedicato agli scritti<br />

di critica e di informazione sulla narrativa, sulla poesia, sulla saggistica, in cui<br />

si riportano per lo più conclusioni e decisioni concordate ai vari convegni degli<br />

scrittori jugoslavi. Articoli che, negli anni Cinquanta, risultano preziosi per i<br />

‘lavoratori culturali’ che in tal modo si mantengono informati sulle novità, sui<br />

limiti e sulle possibilità creative. A distanza di anni, invece, diventano utili per<br />

elaborare un discorso di evoluzione di una determinata politica culturale.<br />

Nel 1953, quando i rapporti tra Italia e Jugoslavia sono tesi, si pubblicano articoli<br />

e saggi su scrittori facenti capo alle varie letterature dei popoli della Jugoslavia.<br />

«La Voce del Popolo» pubblica una vera e propria piccola antologia di<br />

autori dei popoli di maggioranza. Articoli e racconti di e su scrittori croati, serbi,<br />

sloveni, montenegrini e bosniaci, debitamente tradotti da Edoardo Marchig,<br />

aprono la terza pagina. Nel contempo, si evita la pubblicazione di racconti e di<br />

articoli dedicati ad autori italiani. Fatta eccezione per il racconto Il figlio cambiato<br />

di Luigi Pirandello 216 , la recensione teatrale della prima del Dramma italiano intito-<br />

215 Tre sono state le inchieste: la prima del 1951, la seconda del 1952 e l’ultima del 1954.<br />

216 Pubblicato in apertura di pagina il 5 luglio 1953.

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