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Le parole rimaste - Edit

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La cultura di massa in prospettiva socialista<br />

Questi modelli erano fondamentalmente due: quello del realismo socialista (suggerito<br />

subito dalle numerose traduzioni dal russo e dalle letterature jugoslave,<br />

che in quegli anni ne avevano largamente assunto la precettistica) e quello del<br />

neorealismo italiano. Si deve dire che – se si eccettuano alcune poesie di pretta<br />

mobilitazione politica pubblicate sui quotidiani, riconducibili al concetto di<br />

“partiticità” della letteratura, e un testo teatrale (L’altoforno di Pietro Guerrini, in<br />

«Arte e lavoro» n.2., 1950) impostato sui classici schemi zdanoviani – tutta la<br />

letteratura in italiano prodotta in Istria nel primo dopoguerra rifletteva piuttosto<br />

il mondo ideologico e i procedimenti stilistici del neorealismo 189 .<br />

Il collegamento con la letteratura neorealistica da parte dei collaboratori della<br />

«Voce del Popolo» e, in genere, da parte degli scrittori della minoranza, è dovuto,<br />

secondo Turconi, all’arrivo dall’Italia di un piccolo ma attivo gruppo di giovani<br />

intellettuali, richiamati dall’interesse per le prime esperienze socialiste jugoslave,<br />

che portano con sé l’idea di letteratura diffusa dalle pagine del «Politecnico»<br />

vittoriniano e l’entusiasmo per i primi romanzi neorealisti di Silvio Micheli,<br />

Stefano Terra, Ezio Taddei, Giuseppe Berto, Renata Viganò, ecc. 190.<br />

<strong>Le</strong> prime “aperture” da parte della «Voce» nei confronti della letteratura<br />

d’oltreconfine sono riconducibili alle recensioni riguardanti il neorealismo e a<br />

qualche intervista concessa da scrittori italiani in occasione di visite alla Jugoslavia.<br />

Ma questi sono già anni in cui l’esperienza neorealistica in Italia entra in<br />

crisi e si conclude 191. Turconi puntualizza:<br />

Ascrivere questa tarda stagione del neorealismo in Istria semplicemente a un comune<br />

fenomeno di ritardo periferico e provinciale mi pare un torto fatto, non<br />

tanto a questi autori, quanto alla situazione storico-letteraria obiettiva. Infatti, se<br />

uno dei motivi principali del rientro del neorealismo italiano era stata la crisi di<br />

quei valori sociali che lo avevano generato 192 , bisogna dire che in Istria e in Ju-<br />

189 Cfr. SERGIO TURCONI, “Una tarda stagione del neorealismo: la letteratura degli italiani in Istria”,<br />

in «La Battana» n.83, Fiume, <strong>Edit</strong>, 1987, pp. 90-91.<br />

190 Ibid.<br />

191 Per fare due esempi, la «Voce del Popolo» pubblica il 31 gennaio 1958 la recensione di NIKICA<br />

S TIPČEVIĆ della Ciociara di Alberto Moravia (la produzione moraviana da La romana del 1947 ai<br />

Nuovi racconti romani del 1959 è stata a lungo giudicata da certa critica letteraria come scrittura<br />

neorealista) e il 21 agosto 1957 un’intervista concessa da Pratolini – in occasione di un suo soggiorno<br />

a Fiume – a Giacomo Scotti.<br />

192 Sergio Turconi, per spiegare i motivi che hanno portato alla crisi, cita il passo dal saggio di Gian<br />

Carlo Ferretti, “Bassani e Cassola tra idillio e storia”: “La Resistenza come rivoluzione rallentata<br />

e rientrata; il dopoguerra come periodo di completa e incontrastata involuzione politica e sociale;<br />

la sfi ducia nella possibilità di rendere operanti nella società italiana quegli ideali antifascisti per<br />

cui si era patteggiato o lottato, durante o dopo la liberazione.” In SERGIO TURCONI, <strong>Le</strong>tteratura e<br />

ideologia, Roma, ed. Riuniti, 1964, p. 93.<br />

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