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Le parole rimaste - Edit

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Mutamenti del contesto politico-culturale e i primi autori autoctoni<br />

tendo da queste ed altre considerazioni, l’UIIF aveva ritenuto opportuno fondare<br />

un proprio ente di ricerca per avviare, sul piano regionale, “un processo di<br />

chiarificazioni e di puntualizzazioni” che avrebbero dovuto concorrere ad eliminare<br />

“pregiudizi e ombre atavici”. Proprio per questo la costituzione del CRS<br />

non mancò di suscitare “parecchie perplessità da ogni parte”, diciamo pure avversioni,<br />

che però stimolarono ancor più i suoi studiosi ad operare con grande<br />

successo nei settori della storia generale, di quella del movimento operaio e<br />

della Resistenza, dell’etnografia e del folklore. I frutti delle ricerche saranno una<br />

lunga serie di corposi volumi pubblicati nelle collane Atti, Quaderni, Monografie<br />

ed altre.<br />

Tutto bene, allora? Una marcia trionfale?<br />

È questa la domanda che Luciano Giuricin e Giacomo Scotti si posero nel<br />

tracciare la cronistoria di mezzo secolo degli italiani a Fiume (volume edito dalla<br />

Comunità degli italiani, Fiume, 1996) nel capitolo intitolato Una storia tormentata.<br />

Risposero accennando, per cominciare, a un “incontro chiarificatore” avuto<br />

a Zagabria il 27 gennaio 1967 da una delegazione dell’Unione degli italiani con<br />

il segretario politico del Comitato centrale della <strong>Le</strong>ga dei comunisti della Croazia,<br />

Mika Tripalo:<br />

(...) dietro le quinte era cominciata una campagna di accuse, finalizzata a gettare<br />

discredito (e ostilità) sui contenuti della nostra collaborazione con enti, organizzazioni<br />

e personalità dell’Italia che non erano stati scelti (o non erano troppo<br />

graditi) dai vertici politici croati.<br />

Quella campagna, nei suoi inizi e nella sua escalation (che sarà raggiunta tra il<br />

1969 e il 1971), “coincise con l’avvio e lo sviluppo del movimento nazionalistico<br />

croato “Maspokret”, alle cui origini c’era una “Dichiarazione sulla lingua<br />

croata“ firmata da una nutrita schiera di associati alla Società degli Scrittori della<br />

Croazia (dalle cui file si allontanò Giacomo Scotti), cui si associarono pure alcuni<br />

scrittori e poeti croati istriani con alla testa il giminese Zvane Črnja che al<br />

servizio del “Maspokret” mise la rivista letteraria «Dometi» di Fiume. Črnja fondò<br />

pure il Čakavski sabor [Parlamento ciacavo] quale istituzione del risorgente<br />

nazionalismo croato istriano e liburnico.<br />

Fin dal primo numero del periodico «Dometi» – diretto proprio dal giminese<br />

e finanziato dal partito – il Črnja si scagliò con veemenza contro l’azione di<br />

rinascita culturale e di riaffermazione politica della minoranza italiana. Oggetto<br />

particolare degli strali di Črnja fu il concorso “Istria Nobilissima” e la sua denominazione:<br />

sarebbe stato promosso, a suo dire, “per ristabilire una posizione di<br />

predominanza della cultura italiana in Istria, contro cui le forze nazionali croate<br />

dovevano energicamente opporsi”. La denominazione, poi, sarebbe stata “il<br />

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