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Le parole rimaste - Edit

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Lo spazio culturale nella «Voce del Popolo»<br />

La terza pagina, quindi, più che oasi per specialisti – e quindi giardino di fatti<br />

culturali aperto a pochi – ruota intorno a quanto c’è di vivo e di attuale, legandosi<br />

alle notizie di cronaca e offrendo con i propri mezzi una chiave di lettura<br />

dei mutamenti che avvengono all’interno della nuova società. Nei primi anni del<br />

dopoguerra, quando i collegamenti interstatali sono ancora rari, la terza pagina<br />

si assume il compito di diffondere la cultura italiana e di avvicinarla al grosso<br />

pubblico. Per certi versi la terza può essere paragonata a quella che negli stessi<br />

anni si pubblica nell’«Unità», descritta da Bruno Pischedda, il quale afferma che<br />

i “racconti d’occasione”, sollecitati dai collaboratori interni della testata, molto<br />

spesso sono tematicamente convergenti su aspetti di rilievo della politica italiana.<br />

Così, per esempio, Gianni Rodari pubblica un racconto umoristico dal titolo<br />

<strong>Le</strong>ttere dal padrone di casa («Unità», 19 settembre 1948), incentrato sull’ossessiva<br />

e paradossale richiesta di aumenti del canone che quotidianamente, e per via<br />

epistolare, tormenta il protagonista, proprio mentre, in prima pagina, il giornale<br />

dà ampio conto del dibattito parlamentare sul problema dei fitti. Ecco, con tale<br />

tecnica si spezza la tradizionale separatezza della terza rispetto alle altre componenti<br />

del giornale 207. In questo modo la terza pagina si apre con “racconti d’occasione”<br />

o meglio racconti esemplari che riprendono con altre modalità espressive<br />

gli argomenti della prima pagina rafforzandone la funzione pedagogica e<br />

orientativa 208. Si sviluppa così la critica, presentata anche in forma di satira, della<br />

corruzione di singoli, presente pure nella società comunista. Lodevole è il contributo<br />

di Joža Vlahović, giornalista di testate come il «Politika», il «Borba» e il<br />

«Vjesnik» che nel 1956 scrive una serie di racconti-satire su abitudini e costumi<br />

deteriori diventati comuni nella Jugoslavia socialista e rivelando così i primi segni<br />

della corruzione 209.<br />

E, nella pagina culturale, alla retorica di partito caratteristica della prima pagina,<br />

si associano pure un progressivo ammodernamento e un’analisi in campo<br />

207 Cfr. BRUNO PISCHEDDA, Due modernità. <strong>Le</strong> pagine culturali dell’«Unità»: 1945-1956, Milano,<br />

FrancoAngeli, 1995, pp. 72-73.<br />

208 Sarà suffi ciente citare un solo esempio. Il servizio di Dobrica Ćosić su Budapest (“Sette giorni a<br />

Budapest”, 16 novembre 1956, p. 3.), ripreso dal quotidiano belgradese «Borba», viene pubblicato<br />

a puntate sulla «Voce del Popolo» in terza pagina, mentre parallelamente la redazione porta<br />

in prima pagina gli articoli “Perché Nagy non ha raggiunto l’abitazione dopo aver lasciato l’Ambasciata<br />

jugoslava?” (24 novembre 1956, p. 1.) e “ Nagy e i suoi compagni deportati in località<br />

sconosciuta” (25 novembre 1956, p.1).<br />

209 Da rilevare i racconti L’automobile di tutti (30 agosto 1956, p. 3.), L’ onorario (6 settembre 1956,<br />

p. 3), Andare all’estero (13 settembre 1956, p. 3) e Il triumvirato (1° novembre 1956, p. 3), in cui<br />

Vlahović, usando una satira bonaria, mette a punto la tendenza a considerare il bene pubblico<br />

come mezzo da poter usare a fi ni personali, svela i primi tentativi da parte degli operai a lavorar<br />

meno durante le ore fi sse per poter prolungare il lavoro con ore straordinarie e quindi guadagnare<br />

di più, registra le prime manifestazioni di monopolizzazione, da parte di singoli dirigenti, di<br />

tutti i posti decisionali, ecc.<br />

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