07.06.2013 Views

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

282<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

Questa ‘fatica letteraria’ rientra nel filone della narrativa novecentesca e ha<br />

per protagonisti personaggi che non riescono a plasmare la vita secondo le loro<br />

intenzioni. La realtà è più forte e ne condiziona l’esistenza. Il momento più toccante<br />

del romanzo è la parte finale dedicata all’esodo della popolazione fiumana<br />

avvenuto già in maniera massiccia nel secondo semestre del 1945:<br />

La gente vendeva per poco mobili e suppellettili, e raggiungeva Trieste o altre città<br />

più lontane. Poi, dopo il trattato di pace, che aveva stabilito per gli abitanti di lingua<br />

d’uso italiana il diritto di optare per la conservazione della propria cittadinanza,<br />

l’esodo divenne quasi generale. La città aveva cambiato in breve tempo lingua<br />

e fisionomia (...). Camminando per le stesse vie i rincontri erano rarissimi. Altre<br />

persone, facce sconosciute, espressioni per lui ermetiche, gli davano l’illusione di<br />

trovarsi in un ambiente nuovo e curioso. Ma l’assetto immutato delle case gli ricordava<br />

subito che quella era la sua città, e gli faceva provare l’avvilente sensazione di<br />

essere diventato straniero nel luogo stesso che gli aveva dato i natali 437 .<br />

Anche Ramous partecipa alla tragedia dell’esodo. È un Ramous che parte e<br />

non parte, che sta a fianco degli esuli e che tuttavia resta nella città che lo ha<br />

visto nascere e crescere, nella città dei suoi antenati, pronto a sopportare ogni<br />

peso, allo stesso modo dei concittadini rimasti. Più che tracciare la propria biografia,<br />

l’autore ha voluto offrire la biografia della sua città, oggetto di urti, contese,<br />

passioni e conflitti.<br />

Opere teatrali e radiodrammi<br />

In qualità di scrittore di teatro Ramous tiene conto delle esigenze e delle peculiarità<br />

del pubblico ‘medio’ e preferisce i drammi a lieto fine che egli definisce<br />

“commedie”, anche se spesso sono intrise di un riso amaro. Opere prevalentemente<br />

“leggere”, popolari, non prive di sottile analisi psicologica e di considerazioni<br />

su temi caratteristici della civiltà moderna. <strong>Le</strong> opere drammatiche terminano<br />

serenamente, ma la soluzione rimane sempre limitata ai fatti: viene analizzato<br />

l’uomo sotto vari aspetti, viene sciolto il nodo drammatico e la vita per i<br />

personaggi ritorna quella di prima. La soluzione, quindi, è solamente apparente,<br />

e ciò vale pure per il lieto fine.<br />

L’esordio avviene nel 1934 con un atto unico titolato Un duello 438. La definizione<br />

di Peter Szondi (per cui “L’atto unico non è un dramma di proporzioni<br />

ridotte ma una parte del dramma che si è eretta a tutto (...), condivide col dramma<br />

lo stesso punto di partenza – la situazione – ma non l’azione, in cui le deci-<br />

437 Ibid.<br />

438 Un duello, «Il Teatro per tutti», Milano, 1934.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!