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Le parole rimaste - Edit

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Alessandro Damiani<br />

deve accordare a questo importante e vitale patrimonio collettivo, cui tutti potranno<br />

partecipare a seconda delle proprie capacità con l’intento di scoprire l’autenticità<br />

umana e creativa, incentrata sull’acquisizione di nuovi valori che possano<br />

stimolare costumi nuovi all’insegna della spontaneità, di una nuova creatività<br />

artistica… al passo con le odierne realizzazioni sociali e di un equilibrio fra<br />

la solitudine dell’individuo e la partecipazione all’esistenza degli altri, bilanciato<br />

fra il sentimento del presente e il ricordo del passato. Percorso arduo, sottolinea<br />

Damiani, non scontato “ai confini dell’utopia. Tuttavia senza questa prospettiva<br />

il socialismo non avrebbe senso e il dovere del rischio è il tertium datur per uscire<br />

dall’impasse tra disordine capitalistico e dirigismo pseudo-marxista” 710.<br />

Vi è, nelle pagine conclusive dell’opera, un appello alle giovani generazioni,<br />

affinché, pur vivendo in epoca di sbandamento, possano riappropriarsi della<br />

propria vita e dar consistenza a un rinnovamento della civiltà; un senso di speranza,<br />

“una trama di attese, di sogni di nostalgie proiettate nel futuro. Come per<br />

noi, il loro “brillio” rischiarerà altri percorsi lungo il cammino della storia” 711.<br />

Ed ebbero la luna<br />

Se, dunque, in Restare ad Itaca (intenso lavoro di carattere autobiografico, in<br />

cui la struttura saggistica prevale su quella narrativa) il nucleo fondamentale si<br />

identifica con un susseguirsi di illusioni e disinganni, fratture, crolli di ideologie,<br />

ma anche positivamente con la ricerca di nuovi valori, un senso di speranza e,<br />

soprattutto, con la necessità di perseguire l’autenticità della vita, nel successivo<br />

romanzo-saggio Ed ebbero la luna la componente narrativa ha maggior rilievo e<br />

l’opera rispecchia con maggior amarezza, da una particolare angolatura, le tesi e<br />

le problematiche del mondo novecentesco, i conflitti, le contraddizioni, i traumi<br />

della coscienza collettiva, addirittura la capacità di sopravvivere dell’uomo,<br />

di cui, ancora una volta, l’autore si fa interprete, sulla scia della sua continua elaborazione<br />

morale, destinata a comparire anche nella sua poetica lirica.<br />

Questa tensione, rivolta a cercare se stesso e a dare una qualche interpretazione<br />

del mondo odierno attraverso un sondaggio introspettivo in chiave voltairiana,<br />

nella bolgia – o meglio nelle bolgie – delle lacerazioni individuali e collettive, si<br />

riscontra anche nell’opera Ed ebbero la luna. Più che di un romanzo si potrebbe<br />

parlare di un insieme di saggi narrativi, legati da un unico collante, ormai noto<br />

al poeta Damiani, l’affannosa, impegnata ossessiva ricerca della verità nel/del<br />

rapporto uomo-natura-società. Eccoli: I dannati dell’utopia, Il mondo del vecchio, Alle<br />

sorgenti torbide, La luna nel pozzo, Epilogo. La problematica più scottante del vivere<br />

710 Ivi, pp. 134-135.<br />

711Ivi, p. 142.<br />

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