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Le parole rimaste - Edit

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232<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

la polemica. Una presenza culturale, la sua, a stretto contatto con la vita quotidiana<br />

nella duplice veste di operatore e testimone di un periodo storico arduo e<br />

travagliato. All’interno dell’impegno complessivo, è la prosa il campo nel quale<br />

egli ha seminato con maggior lena e con esiti gratificanti. Infatti, quanto a mole<br />

di lavoro, il genere narrativo è preponderante rispetto alla poesia ed anche più<br />

consistente dei contributi saggistici. I suoi lavori di narrativa consistono per lo<br />

più in racconti lunghi 353.<br />

Mezzo secolo di vita comunitaria: è il tema per eccellenza della prosa di Lucifero<br />

Martini. In trent’anni di attività letteraria Martini ha prodotto una quindicina<br />

tra racconti lunghi e romanzi brevi, avvalendosi di una cifra narrativa meglio<br />

indicata al suo obiettivo (se non dichiarato, sempre però perseguito) di testimonianza.<br />

La temperie culturale in cui muove i primi passi lo colloca tra gli scrittori<br />

del neorealismo e, dopo la breve stagione di quell’indirizzo letterario, si atterrà<br />

al canone di derivazione verista sull’onda di un bisogno fortemente sentito di<br />

rispondenza alla realtà sociologica ed etnica.<br />

<strong>Le</strong> prime prove della sua scrittura risalgono al dramma Ritrovarsi liberi, scritto<br />

nel 1945 e commissionato da Ljubo Drndić (che lo aveva soprannominato<br />

“novinaro”) per la compagnia teatrale partigiana “Otokar Keršovani”. È il primo<br />

dramma in lingua italiana nato nelle file partigiane. Sfortunatamente il manoscritto<br />

s’è smarrito. In occasione della liberazione di Lussinpiccolo, avvenuta<br />

prima del primo maggio 1945, compose la lirica Partigiano morto per Tito. Già allora<br />

il partigiano Martini imboccava la strada della letteratura engagée, alla quale<br />

resterà quasi sempre fedele.<br />

Nella sua opera Martini si ispira al passato recente, alla Lotta partigiana, che<br />

per lui è il polo di riferimento fisso per giudicare le deviazioni del presente. C’è<br />

in lui la volontà di stabilire un contatto, di aprire un colloquio con il lettore connazionale,<br />

al quale va indirizzata una letteratura che si faccia leggere e che venga<br />

capita. Inoltre tale letteratura deve spronare a scrivere con il preciso intento di<br />

lasciare un segno della cultura del Gruppo Nazionale Italiano. Evidentemente<br />

Martini è rimasto coerente con i principi assimilati tra i partigiani alla macchia.<br />

Il primo racconto o romanzo breve Erba di casa è turgido di passione libertaria,<br />

Il ritorno è una sorta di rivisitazione del passato con il supporto della critica<br />

mossa al presente. Il muro della memoria è un racconto che tocca una problematica<br />

specifica, il fenomeno dell’esodo, che portò tanti istriani e fiumani ad abban-<br />

353 Nelle antologie di “Istria Nobilissima” troviamo Giorni di dolore, vol. V del 1972; L’ultima paura,<br />

vol. VII del 1974; Il muro della memoria, vol. X del 1977; Il ritorno, vol. XII del 1979; L’ultimo<br />

giorno dell’anno, vol. XVI del 1983 e Il sentiero, vol. XVIII del 1985. Nella rivista «La Battana» n.<br />

70 troviamo pubblicato il racconto L’appuntamento. Nel 1966 l’<strong>Edit</strong> di Fiume stampa Erba di casa,<br />

mentre nel 1987 (con seconda edizione nel 2007) la stessa casa editrice bissa con il romanzo<br />

La scelta, edito due anni prima in lingua croata dall’editrice Čakavski Sabor di Pola, con il titolo<br />

Opredjeljenje. Il la raccolta di racconti La lunga strada esce nel 1985 (CBI) e, infi ne, nella traduzione<br />

croata il romanzo La casa nuova – Novi dom (1987, Izdavački Centar Rijeka, Fiume).

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