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Le parole rimaste - Edit

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Mutamenti del contesto politico-culturale e i primi autori autoctoni<br />

ranno ancora negli anni futuri. Qui ci si limita a ricordare che con la collaborazione<br />

fra UIIF e Università Popolare di Trieste, allo strumento propulsore di ”Istria<br />

Nobilissima”, ne verrà presto aggiunto un altro, la collana editoriale Biblioteca<br />

Istriana che sarà inaugurata nel 1979 proprio con un volume di poesie di Zanini,<br />

Favalando cul cucal Filéipo in stu canton da paradéisu [Conversando col gabbiano Filippo<br />

in quest’angolo di paradiso], che sarà tradotto in seguito anche in croato.<br />

Gli esiti del primo concorso ”Istria Nobilissima” richiamarono l’attenzione,<br />

oltre che su Zanini, sull’apparizione di un nome nuovo nel piccolo firmamento<br />

degli scrittori italiani in Jugoslavia, quello di Alessandro Damiani, all’epoca trentanovenne.<br />

Non era un volto nuovo. Giunto dalla lontana Calabria in Jugoslavia<br />

ancora nel 1948, aveva lavorato per alcuni anni come attore del Dramma Italiano<br />

di Fiume, ma poi era tornato in Italia, stabilendosi a Roma dal 1957 al 1965.<br />

Rientrato a Fiume e passato dal teatro al giornalismo, pubblicò il suo primo libro<br />

nel 1967, dal titolo Frammenti, una raccolta di poesie e due racconti (Trieste,<br />

Edizione CDA) che lo pongono nell’area del realismo socialmente, esistenzialmente<br />

e storicamente impegnato che trovava allora in Italia la migliore espressione<br />

nella poesia di Pasolini.<br />

Approfondendo i suoi discorsi ed elevando la sua espressione, maturando<br />

pure lo stile con il passare degli anni, restando però fedele alle basilari linee di<br />

partenza indicate da Turconi, Alessandro Damiani diverrà uno dei più importanti<br />

poeti, narratori, drammaturghi e saggisti della comunità italiana dell’Istroquarnerino.<br />

Lungo il percorso seguito accanto agli altri scrittori e poeti connazionali<br />

della seconda stagione, egli arricchisce la nostra letteratura della seconda<br />

fase con il dramma pubblicato nell’Antologia di “Istria Nobilissima“ del 1968,<br />

(una seconda parte vedrà la luce nella medesima antologia del 1976) e con il<br />

saggio Poesia e poetica di Osvaldo Ramous (nell’Antologia di “Istria Nobilissima“ del<br />

1971). Passeranno molti anni prima di ritrovarlo impegnato nuovamente con la<br />

poesia e con la narrativa, con risultati eccellenti nell’uno e nell’altro campo: si<br />

pensi a Illudere parvenze di vita per la poesia, alla Torre del borgo per la narrativa ed<br />

a tante altre opere, anche di saggistica e di teatro, che trovano puntuale sottolineatura<br />

in altri capitoli di questo volume.<br />

Nell’agosto del 1968 la rivista letteraria serba «Bagdala» di Kruševac dedicò un<br />

intero fascicolo (nn. 111-112 di giugno-luglio) agli scrittori dell’Istria e di Fiume,<br />

compresi quelli della componente italiana, presentata con un saggio di Lucifero<br />

Martini e rappresentata da una poesia di Scotti e da un racconto di Schiavato.<br />

In settembre uscì a Lubiana, a cura di Ciril Zlobec e Giacinto Spagnoletti, la<br />

prima antologia in lingua slovena della poesia italiana del Novecento comprendente<br />

43 fra i più importanti poeti di quel periodo, da Govoni e Palazzeschi fino<br />

a Sanguineti e Porta, includendo anche tre esponenti della poesia italiana della<br />

regione istro-quarnerina: Ramous, Sequi e Scotti.<br />

Quell’anno, al Convegno internazionale mitteleuropeo di Gorizia del 21-25<br />

settembre, il poeta e narratore Eros Sequi intervenne con una relazione sulla<br />

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