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Le parole rimaste - Edit

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Mutamenti del contesto politico-culturale e i primi autori autoctoni<br />

ti, i poeti della nuova generazione italiana in Jugoslavia. In particolare Daniela<br />

Paliaga, allora studentessa liceale, resterà per diversi anni sulla scena letteraria,<br />

suscitando grandi speranze: le sue primissime liriche restano tra i versi più belli<br />

di quegli anni di risveglio.<br />

Dall’ottobre 1964, continuando nel 1965 e negli anni successivi, sulle pagine<br />

della «Battana» fu condotta un’opera di valorizzazione delle letterature<br />

contemporanee della Slavia meridionale con la pubblicazione di scelte antologiche<br />

dei maggiori poeti e narratori serbi, croati, sloveni. A quest’opera<br />

meritevole, guidata da Sequi, Turconi e da altri ancora, si aggiunse quella individuale<br />

di Scotti cominciata con l’antologia Poeti serbi (Maia, Siena, 1965) e<br />

seguita nello stesso anno dalla pubblicazione, sempre a Siena, dell’Antologia<br />

della poesia macedone, in collaborazione con Milan Gjurčinov. L’anno successivo,<br />

invece, la già menzionata casa editrice serba di Kruševac pubblicò, a cura<br />

di Giacomo Scotti e Nedjeljko Fabrio, la prima antologia della poesia italiana<br />

dell’Istria e di Fiume Između Krasa i talasa [Fra il Carso e l’onda] con opere<br />

di Martini, Farina, Forlani , Matteoni, Ugussi, Cocchietto, Sau e dello stesso<br />

Scotti che, nel novembre dello stesso anno, si vide conferire dall’Unione degli<br />

italiani il primo premio di narrativa per il racconto La caduta di Mussolini, apparso<br />

poi in opuscolo.<br />

Nei paesi domiciliari, fuori dai circoli della comunità italiana, le opere dei<br />

narratori circolavano poco, mentre erano abbastanza noti i poeti. Dando risalto<br />

all’apparizione della sopra menzionata piccola antologia Između Krasa i talasa,<br />

il popolare settimanale belgradese «Nedjeljne informativne novine» (NIN)<br />

espresse giudizi molto positivi concludendo: “Il rigoglioso fiorire della poesia<br />

italiana in Istria ed a Fiume dimostra la vitalità degli uomini e della poesia; anche<br />

nell’orto più piccolo possono sbocciare bellissimi fiori. Questo è un incoraggiamento<br />

alla speranza”.<br />

Negli anni successivi usciranno ancora, sempre a cura di Scotti, un’antologia<br />

di Narratori macedoni (in collaborazione con Milan Gjurčinov; 1967), una della<br />

poesia bosniaco-erzegovese, L’ombra dei minareti (1970), e un’altra ancora, nel<br />

1971, della poesia albanese in Jugoslavia, Parole rinate. Il discorso sui cosiddetti<br />

“ponti” lanciati fra le letterature, costruiti da istituzioni e singoli operatori culturali<br />

della comunità italiana dell’Istria e di Fiume porterebbe lontano. Ci sono,<br />

tra l’altro, ulteriori eventi letterari che vanno ricordati, seguendo, per quanto<br />

possibile, un filo cronologico.<br />

Una rinnovata presa di coscienza<br />

Come si è potuto vedere dall’excursus finora tracciato, la prima metà degli<br />

anni Sessanta regalò dei veri e propri momenti di svolta, determinanti l’inizio di<br />

quella che alcuni studiosi definiscono la “seconda stagione” della letteratura regionale<br />

italiana istro-quarnerina. Una stagione che si protrarrà per un decennio,<br />

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