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Le parole rimaste - Edit

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5. Lo spazio culturale<br />

nella «Voce del Popolo»<br />

Promosso verso la fi ne dell’estate del 1944, il quotidiano «La Voce del<br />

Popolo» fa uscire il suo primo numero il 27 ottobre 194. È l’ultimo arrivato<br />

nel panorama della stampa partigiana italiana in Istria e a Fiume,<br />

accanto al «Nostro Giornale» e alla «Nostra Lotta» 195. In seguito a determinati avvenimenti<br />

politici, il combattivo quotidiano «Il Nostro Giornale» e il noto settimanale<br />

dell’ex zona B «La Nostra Lotta» si fondono con «La Voce del Popolo».<br />

Sin dai primi articoli risultano evidenti lo scopo formativo e gli obiettivi propagandistici<br />

che si propone il giornale nel periodo bellico, fi ni che continueranno a<br />

caratterizzare buona parte delle pubblicazioni anche a guerra ultimata.<br />

Il primo numero della «Voce del Popolo», redatto da Eros Sequi, esce in sei<br />

pagine ciclostilate con un’apertura che vuole essere la cronistoria della testata.<br />

«La Voce del Popolo» era, infatti, l’intestazione del vecchio giornale italiano di<br />

Fiume che trattava la cronaca cittadina ed era stato fondato nel 1885, quando<br />

la città faceva parte del Regno di Ungheria. “La vera voce”, come ama definir-<br />

194 Contrassegnato dalla stella rossa e dal motto “Morte al fascismo – Libertà ai popoli” viene divulgato<br />

clandestinamente dai fi umani. (Cfr. LUCIANO GIURICIN, “La vera voce” in «La Voce del<br />

Popolo», 26 ottobre 1974, p. 3).<br />

195 A più riprese Sequi ricorda le diffi cili condizioni di lavoro per far uscire i primi numeri del giornale:<br />

“Nella baracchetta fra le rocce, i compagni preparavano gli articoli lesinando su ogni parola,<br />

perché nel giornaletto entrasse più materiale. Chi scriveva il fondo, chi preparava “Soto la Tore”,<br />

chi riassumeva le notizie della guerra e chi si occupava dei fatti della lotta di Fiume. Che pena,<br />

talvolta, a decifrare il dispaccio della città, scritto in fretta e furia sotto il naso di una sentinella tedesca,<br />

che arrivava con le <strong>parole</strong> sbavate dalla pioggia e dal sudore! E le matrici che si rompevano<br />

all’ultima riga e c’era da rifarle da capo, e la pazienza dell’incisione a mano e l’inchiostro troppo<br />

denso per l’inverno” (Cfr. EROS SEQUI, “Sui monti del Kukuljan nacque «La Voce del Popolo»”<br />

in «Almanacco», Fiume, UIIF, 1951, p.93). Dello stesso Sequi sono preziose le testimonianze sul<br />

lavoro giornalistico e “tipografi co” durante la guerra, sullo spirito che animava i collaboratori e<br />

sulla tecnica, nonché sui problemi riscontrati in circostanze avverse, riportati nel volume La Voce<br />

del Popolo e i giornali minori, a cura del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, Fiume, <strong>Edit</strong>, 1979.<br />

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