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Le parole rimaste - Edit

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Lidia Delton<br />

te, per la sua terra, per le sue tradizioni” 1036 che l’autrice descrive “con la voce<br />

di casa sua, con l’assonanza schietta del suo dialetto che la gente ormai non usa<br />

quasi più’’ 1037. Siamo al cospetto di una poesia “(…) del vivere con un senso orgoglioso<br />

delle radici, una poesia della memoria per la memoria, con un profumo<br />

schietto delle cose, dell’uomo, della terra” 1038.<br />

Già ad una prima lettura la poesia della Delton si presenta ricca di un rammemorare<br />

che spesso si scioglie in elegia familiare e si configura come un amarcord<br />

vellutato d’emozione, concessivo al sentimento se non al rimpianto. Il microcosmo<br />

dell’autrice è particolarmente esiguo. Esso trova i suoi punti fermi,<br />

secondo il modulo pascoliano, nell’alveo familiare e nell’universo paesano, in<br />

quella Dignano, referente reale e poetico, che è lo spazio fisico-geografico ideale<br />

della poetessa, il suo angulus oraziano non sostituibile con nessun altro luogo.<br />

In questo territorio “micro” e “basso”, nella solitudine del piccolo paese posto<br />

al margine dei grandi eventi, la Delton si muove vicina alla gente umile e alle radici<br />

intime della sua terra, intenta a tessere ricordi, a ricostruire eventi e quadri<br />

d’ambiente, a presentare ritratti, a zoomare le minime cose a valore simbolico<br />

del quotidiano, a recuperare un’epica popolare con stile terso e tono malinconico/crepuscolare,<br />

in una scrittura sobria, sorvegliata, essenziale, aliena da ogni<br />

sbavatura retorica che crea risultati di intenso lirismo. La poesia della Delton,<br />

per essere intesa in tutta la sua portata umana, sociale, culturale e lirica, va rivissuta<br />

attraverso la lente di quella Dignano che costituisce il naturale fondale e il<br />

punto prospettico da cui osservare la realtà. Questa considerazione non intende<br />

limitare la portata di questa lirica che invita a percepire gli echi delle anime nel<br />

loro misterioso fluire, a individuare valori che sono eterni, immobili, perenni,<br />

perché imprescindibili dall’uomo, ma sottolineare piuttosto quel sapore di terra<br />

che vi sta dentro e signoreggia, e sollecita il lettore a sentirne gli afrori nella loro<br />

genuinità. Quello della Delton è un viaggio entro un mondo dato fin dal principio,<br />

entro una realtà entropica che muove dal luogo per concludersi al Luogo.<br />

I temi della poesia di Lidia Delton sono spasmodicamente legati a simboli<br />

terragni e contadini, alla Dignano del passato in cui tutto è sempre «al so posto,<br />

/ preceiso, / tirà ananti con fadeiga, / ma douto sempro / pien / de veita<br />

bounbara» 1039. Il “viaggio poetico all’indietro” conduce in un mondo paesano rassicurante,<br />

contraddistinto da una solida sicurezza stereotipata, scandita dalla ripetitività<br />

dell’esistenza vincolata alla “vita bumbara”, cioè a quella vita trascorsa, se-<br />

1036 Ibid.<br />

1037 Ibid.<br />

1038 Ivi, p. 6.<br />

1039 I versi appartengono alla lirica El respeiro della veita [Il respiro della vita]. In essi si parla della<br />

Dignano in cui tutto era sempre «al suo posto / preciso / portato avanti con fatica / ma tutto<br />

sempre / pieno / di vita bumbara».<br />

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