Le parole rimaste - Edit

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Capitolo VI | Dire in dialetto
le isole / ed il movimento del mare vicino e lontano” 886, mentre la sua campana
«narra / con debole rintocco» 887 la storia centenaria del luogo, modulando
la parlata istriota locale. Quel favalà 888 della poesia La campana di S. Eufemia della
silloge Buleistro [Brace sotto la cenere]:
El campanéil inpóuntù
stà vardà
el fourmighier róusso,
li mace virde,
dei péini sule éisole
e rente e largo
mar véivo.
Da nuoto el faviela
cun la lantierna
da San Zuane.
Dai scui
cul’udour del mangréiz
ven li diboule vóuse
dela subissada
Céissa889 e da tante
viece garbinade.
La canpana da Monto890 cun dibóulo buoto
la conta:
da stanchi manzi
cui suoculi nei sachi891, da gruosse rude
spente a man
e da aligre bitinade
cantade aturno
886 Da La campana di S. Eufemia.
887 Ibid.
888 Ibid.
889 Nota del poeta: Cissa – Céissa: leggendaria isola sommersa, forse situata al largo di S. Giovanni
in Pelago, antica dimora dei fondatori di Rovigno.
890 “La canpana da Monto”, nel testo originale. Nota del poeta, tratta dalla lirica El Sul, par nui, el va
in saco [Il sole, per noi, va in sacco] della silloge Con la prora al vento. Monto: l’alto promontorio,
isolotto sino al 1763, anno in cui venne otturato il canale che lo divideva dalla terraferma, e sede
dell’antico Rubinum (cioè dell’attuale Rovigno, il cui duomo porta il nome di S. Eufemia).
891 Nota del poeta: cui suocoli nei sachi [con gli zoccoli nei sacchi]: per non scivolare per le erte lastricate.