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Le parole rimaste - Edit

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2. Ligio Zanini<br />

Ero bambino ancora, quando mio padre, che aveva un trabaccolo, mi portò a<br />

Rovigno. Poi da Orsera, dove spesse volte sono ritornato sempre col trabaccolo<br />

di mio padre, per caricare vino, vedevo la tua Sant’Eufemia profilarsi sull’orizzonte<br />

di mezzodì. Negli ultimi anni sono stato a Rovigno penso due volte e l’ho<br />

trovata un regno degno dell’epopea omerica. È incredibile quanto di Grecia ci<br />

sia in quel tuo luogo natale. Io capisco molto bene coloro che non l’hanno potuta<br />

abbandonare e capisco che il vostro linguaggio nessun altro in Istria lo parli,<br />

perché si tratta veramente di un mondo a sé stante, isolato, lontano da tutti gli<br />

altri. E tu sei il cantore di questo mondo assorto in una lontananza che io penso<br />

nessuno possa superare.<br />

Così, l’amico e poeta gradese Biagio Marin all’amico e poeta rovignese Eligio<br />

(Ligio) Zanini 884. Due uomini. Un mare, in cui poeticamente specchiarsi.<br />

Marin parla della cittadina di Zanini come di un “regno degno dell’epopea<br />

omerica”. Non pare che il poeta rovignese intravedesse nel suo luogo natio i<br />

segni ellenici che tanto stupivano il gradese, ma di sicuro Rovigno è, e recinge,<br />

tutta la sua vita e tutta la sua epopea poetica, le cui radici sono impiantate in<br />

tempi remoti: in Cissa, l’antica e mitologica dimora dei fondatori di Rovigno 885.<br />

Il Duomo di Sant’Eufemia, poi, che Marin vedeva profilarsi in lontananza, ne<br />

costituisce la garanzia architettonica ed evocativa. Protettivamente, dall’alto del<br />

colle, esso «osserva i tetti rossi delle fitte case / le macchie verdi / dei pini sul-<br />

884 La lettera, datata 3 maggio 1980, si trova nella prima pagina della silloge Cun la prua al vento [Con<br />

la prora al vento].<br />

885 Predrag Matvejević segnala ai lettori – in un passo del libro che più di altri ha contribuito alla sua<br />

notorietà – il conservarsi presso taluni rovignesi della credenza di essere i discendenti dei cissoti:<br />

“Nell’Adriatico, sull’isola di Pago, si trovava un tempo e poi andò in rovina il porto dei Liburni<br />

illirici, detto Cissa o Kissa. I suoi resti sono ancora oggetto di ricerca. Ho incontrato degli abitanti<br />

di Rovigno che sono convinti di provenire da lì”. In Mediterraneo, collana Gli elefanti, Milano,<br />

Garzanti, 1993, p. 231.<br />

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