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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo II | Gli anni postbellici (1945-1950)<br />

benessere. (...) E l’operaio deve essere il primo a comprendere questa necessità,<br />

l’operaio che vive nelle industrie, nei porti, nelle fabbriche, specialmente lui<br />

che ogni giorno scopre un lato nuovo e vivo del complesso lavoro, deve rendere<br />

note a tutto il pubblico le proprie speranze, i propri diritti, il suo quotidiano e<br />

faticoso lavoro. <strong>Le</strong> mani callose dei compagni (...) devono prendere una penna<br />

magari come una vanga, magari come un martello, e raccontarci la loro vita 204<br />

Una retorica, questa, molto vicina alla politica culturale russa negli anni Venti.<br />

Bogdanov rifiutava di considerare l’operaio un anonimo esecutore all’interno<br />

degli ingranaggi di una società altamente industrializzata che lo assoggetta alla<br />

macchina, e richiedeva da lui doti di conoscenza, intelligenza e di organizzazione<br />

tali da consentire la definitiva vittoria sull’opposizione lavoro intellettualelavoro<br />

materiale. La dicotomia uomo-macchina, il feticismo oggettuale, l’arcano<br />

dell’alienazione, vengono sconfitti non da una scelta unilaterale e univoca, ma<br />

dalla riscoperta sintesi di quel tertium che è il collettivo 205.<br />

Ai collaboratori del giornale spetta il compito, quale categoria di “intellettuali<br />

più coscienti”, di istruire, di educare, di risvegliare i sentimenti della classe operaia<br />

elevandone la coscienza, e devono farlo muovendosi in nome dell’ideologia<br />

del proletariato. La loro attività è parallela ed ha i medesimi obiettivi di quella<br />

delle società artistico-culturali operaie: elevare la coscienza politica delle masse<br />

lavoratrici, renderle attive nella lotta contro i resti “reazionari” contro le concezioni<br />

capitalistiche ancora presenti nella coscienza degli uomini, sviluppare il<br />

livello culturale, ecc. La presenza di uno schema forte, più ideologico che poetico,<br />

ha costretto per decenni tutta la cultura a definire la propria collocazione in<br />

relazione al realismo socialista. In questo contesto la letteratura assume un’importanza<br />

primaria per la formazione della coscienza sociale: gli uomini e le ideologie<br />

di una società, nonché le condizioni politiche ed economiche, devono essere<br />

facilmente riconoscibili nelle opere letterarie, affinché esse diventino<br />

un interprete plurilaterale di una vita intera, di una società e spesse volte di un<br />

popolo, e mettono così in luce i pregi e difetti di un ordinamento sociale, giovando,<br />

se bene spiegate, come uno dei mezzi più rapidi ed efficaci per dare un giusto<br />

orientamento ed una giusta educazione alle masse. [...] La letteratura socialista si<br />

avvale delle più avanzate conquiste della scienza, distruggendo ogni superstizione<br />

e liberando lo spirito umano da ogni abitudine e da ogni credenza antiquata e<br />

sorpassata, inceppanti lo sviluppo dell’uomo libero nella nuova società 206 .<br />

204 Cfr. LUCIFERO MARTINI, “La stampa...” cit., p. 2.<br />

205 Cfr. LUIGI MAGAROTTO, La letteratura irreale, Venezia, Marsilio ed., 1980, p. 23.<br />

206 Cfr. EROS SEQUI, “Indicazioni sull’attività culturale di massa”, in «Arte e lavoro», Zagabria,<br />

Nakladni Zavod Hrvatske, 1949, pp. 14-15.

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