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Le parole rimaste - Edit

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Una voce fuori dal coro: Osvaldo Ramous<br />

Nel canneto, mentre la maggior parte delle restanti poesie ondeggiano dall’uno<br />

all’altro capo, toccandone sporadicamente le sospensioni. Ma se si va a calcolare<br />

con la teoria aritmetica dei numeri (sebbene, quale scienza esatta, sia impoetica)<br />

verso quale polo – verso quello simbolico o verso quello allegorico – penda<br />

l’ago della bilancia, constateremo che nella prima silloge l’allegorismo è già un<br />

polo spiccatamente attrattivo della poetica ramousiana. Per via dei motivi più<br />

su esposti, la visione del mondo di Nel canneto è, per lo più, solamente di derivazione<br />

simbolista (o simbolica, se si preferisce, ma comunque di derivazione), e<br />

pertanto è stata un po’ forzatamente definita simbolicistica.<br />

La seconda fase poetica va dal simbolicismo all’allegorismo e all’apparizione<br />

della realtà. Con l’uscita, a distanza di quindici anni, della silloge Vento sullo stagno,<br />

Ramous ridimensiona il simbolicismo, pur non dimettendolo ancora, e la<br />

sua visione del mondo si fa prevalentemente allegorica. Ed eccoci al primo spostamento<br />

della sua cognizione poetica. Ad immettersi come spartiacque principale<br />

fra le due fasi stilistiche c’è, anzitutto, l’apparizione della realtà. Oltre a ciò,<br />

il ridimensionamento del simbolicismo coincide con la retrocessione pertinente<br />

alla sensibilità decadentistica d’ispirazione dannunziana, la quale ha una considerevole<br />

parte in Nel canneto e proprio nella seconda silloge viene fortemente<br />

spuntata, mentre da Pianto vegetale in poi si affaccia sulla scena soltanto di tanto<br />

in tanto. Attenzione, però: Ramous non ha mai assunto D’Annunzio in toto,<br />

ma si è lasciato appena catturare da determinate sue forme stilistiche apertamente<br />

celebrative nei confronti della natura. La peculiare capacità del fiumano<br />

di far trapelare i propri sentimenti e la propria idea sul senso della vita attraverso<br />

quegli stessi stimoli, in effetti lo distanzia da D’Annunzio e dal suo sensualismo<br />

estetizzante molto di più di quanto gli aspetti meramente esteriori lo avvicinino.<br />

Si legga la poesia che ha dato il titolo alla prima raccolta, Nel canneto:<br />

Fermo, nel folto del canneto, attesi<br />

tutta la sera, ai tuffi , agli improvvisi<br />

fruscii di penne intento, cacciatore<br />

caparbio.<br />

E inavvertita<br />

scese la notte. L’ombra della terra<br />

dentro il chiuso silenzio gli alti echi<br />

raccolse. E uno sgomento<br />

di me, del mondo, mi gelò nel buio.<br />

Quand’ecco, sulle canne<br />

giunse l’attesa vittima:<br />

frullio d’ali, leggero<br />

fi ato d’aria ed un battito<br />

come di cuore esausto.<br />

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