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Le parole rimaste - Edit

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126<br />

Capitolo II | Gli anni postbellici (1945-1950)<br />

sione del romanzo di Dobrica Ćosić Il sole era lontano, i personaggi descritti combattono,<br />

ma ci sono pure quelli che fuggono e che tradiscono.<br />

I contadini non accolgono a braccia aperte, ma diffidano e denunziano. C’è la<br />

vita, insomma, la vera vita, conosciuta da uno scrittore che ha studiato molto,<br />

ma che ha combattuto ancor di più 185 .<br />

Si fa strada il dubbio sull’eterna disumanità, sempre sottolineata, del soldato<br />

nemico, e sulla visione sempre eroica del partigiano. Ad esempio nel racconto<br />

di Popović intitolato L’assicella, il protagonista risulta aver dormito durante tutto<br />

il combattimento:<br />

avevo un tal desiderio di un po’ di sonno al caldo che m’erano usciti dal capo e la<br />

guerra e il fascismo e il combattimento...so bene che ciò non è per nulla lodevole:<br />

arrivare ad un tal punto, estraniarsi talmente dagli avvenimenti circostanti e dimostrarsi<br />

così egocentrico da poter pensare soltanto a se stesso e al proprio riposo in<br />

uno dei più critici momenti della guerra...tuttavia la cosa andò proprio così 186 .<br />

Nello stesso racconto il soldato dichiara “me ne infischio della guerra, io debbo<br />

dormire” e, quando si scopre ferito, esprime meraviglia. “Sono ferito! Credo<br />

che la cosa mi faccia piacere: capperi! e che soldati si è a far la guerra e non venir<br />

feriti nemmeno una volta 187 ?<br />

Quest’apertura mentale non può certamente considerarsi definitiva, si procede<br />

ancor sempre con estrema cautela. Ci saranno sempre intellettuali quali Ervin<br />

Šinko e Vjekoslav Kaleb che denunceranno (e sarà già il 1955) la diffusione<br />

di alcuni “screditati nomi della letteratura straniera a danno di autori nazionali”<br />

e cercheranno da parte delle istituzioni culturali ed educative un maggior impegno<br />

nell’“indirizzare più positivamente” il gusto dei lettori per creare una “nuova<br />

sorgente di atmosfera spirituale” e per non permettere alla creazione letteraria<br />

nazionale di venir influenzata da “un’atmosfera spirituale straniera” 188.<br />

Una volta individuato l’origine partigiana della letteratura italiana dell’Istria e<br />

di Fiume, Sergio Turconi intravede il terreno più adatto al suo sviluppo nei modelli<br />

offerti dalle cosiddette “poetiche dell’ impegno”:<br />

185 Cfr. EROS SEQUI, “Il sole era lontano, romanzo di Dobrica Ćosić”, in “La Voce del Popolo”, 5<br />

giugno 1954, p. 3.<br />

186 Cfr. VASA POPOVIĆ, L’ assicella, in «La Voce del Popolo», 28 marzo 1954, p. 4.<br />

187 Ibid.<br />

188 <strong>Le</strong> posizioni di Ervin Šinko e di Vjekoslav Kaleb vengono riportate in un articolo redazionale<br />

della «Voce del Popolo» intitolato “Contro l’infl usso straniero” del 23 febbraio 1955, p. 3.

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