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Le parole rimaste - Edit

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686<br />

Capitolo VI | Dire in dialetto<br />

è tronfio, sprezzante, antipatico, umilia e mortifica la scolaresca che naturalmente<br />

non lo sopporta. Un giorno passa il segno offendendo un ragazzone alto come<br />

una pertica di nome Glauco sostenendo che – essendo lui scuro e con gli occhi<br />

mori – la madre certamente ignorava il significato del nome che gli aveva dato; lui,<br />

invece, portava di diritto il nome di Sirio, la stella più luminosa del firmamento!<br />

Qualche giorno dopo, durante una gita campestre, Glauco gioca un brutto tiro al<br />

professorino. Come dire, chi la fa – l’aspetti!<br />

Nella recente serie dal titolo Storiele de paese [Storielle di paese] fatti e fatterelli<br />

sono intrisi di sano humor popolare. Non di episodi eclatanti narra la Sardoz<br />

Barlessi, ma di quanto basta a incrinare la piatta superficie dell’ordinario e insaporirla;<br />

nessun moralismo, ma l’elogium all’inventiva della gente comune capace<br />

di risolvere con una battuta di spirito o un’ingegnosa pensata ciò che, altrimenti,<br />

farebbe loro subire uno scacco o un danno. Come succede a Meniga, vedova,<br />

poverissima, con a carico cinque figlioli, unico scopo della sua misera vita, che<br />

si ammazza di lavoro per mantenerli. Una giornata d’inverno particolarmente<br />

rigida vede la nostra donna con carretto e cavallo all’usuale consegna della legna<br />

lungo la strada che porta in città. Quando scopre il conforto di un bicchierino<br />

di vermouth che le viene offerto per riscaldarsi, decide di acquistarne una bottiglia<br />

e, di ritorno a casa con un tempo da lupi, pian piano se la scola. Completamente<br />

ubriaca, si getta sul letto dimentica per la prima volta della cena, dei figli<br />

e di tutto il resto. Rimproverata aspramente dalla sorella che le ricorda i figli,<br />

sbotta: “I fioi che i vadi a remengo anche lori!” perché un contentino dalla vita,<br />

per una volta tanto, lo esige anche lei (La Meniga [La signora Meniga]). Anche<br />

in Sior Gregorio e ‘l Vangelo [Signor Gregorio ed il Vangelo] c’è chi se la sbriga a<br />

modo proprio fra i matti del manicomio. Lisa e Grazia, le protagoniste di Amiche,<br />

lasciano entrambe il paese per la città, si sposano più o meno nello stesso<br />

periodo, una è madre e in seguito vedova inconsolabile, l’altra è sterile, tradita<br />

dal marito divorzia. Insomma, la vita non è troppo tenera con le due donne che,<br />

ormai anziane, decidono di tornarsene al paese e vivere assieme. Stranamente,<br />

la convivenza si rivela un disastro, amiche o no, non si sopportano più. Eppure<br />

la soluzione c’è: Lisa è sorda dall’orecchio sinistro e Grazia è orba dell’occhio<br />

destro; in saggio accordo si destreggeranno in maniera da non sentire e non vedere<br />

l’una l’altra – come a dire – che non tutti i mali vengono per nuocere! Ingegnose<br />

soluzioni vengono cercate anche nella storiella I ovi, el galo e ‘l vin [<strong>Le</strong><br />

uova, il gallo, il vino] in cui la famiglia del padrone di casa, ormai vecchio e quasi<br />

completamente cieco ma più che mai tirchio e deciso al “risparmio”, aguzza<br />

l’ingegno per ingannarlo e averne profitto – ma non sempre ci riesce perché<br />

l’anziano sembra possedere un sesto senso che lo deputa vincitore. Altre storielle<br />

sfiziose sono El levero [La lepre], Sant’Antonio, La bonaman 1167 e barba Nane<br />

1167 Mancia che (dal 1864) si usava dare a chi andava di casa in casa a fare gli auguri di Capodanno.

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