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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo V | La seconda stagione: dal «noi» all’«io» (1963-1974)<br />

“ tradizione culturale e la minoranza nazionale” che sarà pubblicata negli Atti<br />

dell’assise editi sempre a Gorizia, nel 1969.<br />

In un saggio pubblicato nel settembre 1968 sulla rivista «Pedagoški rad»<br />

dell’Accademia di Pedagogia di Pola, il leader dell’UIIF Antonio Borme fece<br />

presente ai lettori croati dell’Istria che<br />

la minoranza italiana (…) emana da una nazione di alta civiltà e, nel suo complesso,<br />

ha raggiunto un notevole livello culturale (…); inoltre non va trascurato<br />

il fatto che essa è uno dei gruppi etnici più dinamici del nostro paese, pervaso da<br />

fervore creativo e ricco di iniziative. Nei primi venticinque anni della sua movimentata<br />

esistenza, nonostante le pressioni e i numerosi tentativi di emarginazione,<br />

è riuscita a conservare e a chiarire la sua peculiare identità. Anche e attraverso<br />

l’attività creativa nel campo della letteratura.<br />

Del 1969 va ricordato un evento politico: il presidente dell’UIIF, l’animatore<br />

della rinascita culturale e del risveglio nazionale della comunità italiana<br />

nell’Istro-quarnerino, Antonio Borme, fu eletto deputato al Parlamento federale<br />

jugoslavo. In tale veste, nel maggio di quell’anno, rilasciò alla «Voce del Popolo»<br />

un’intervista per sottolineare l’avvenuta creazione e l’attività di “enti e associazioni<br />

che prima non esistevano” nell’ambito dell’Unione degli italiani, in<br />

primis quelle degli scrittori, degli intellettuali, degli insegnanti, dei ricercatori di<br />

storia, di etnografia, eccetera. Presso i maggiori Circoli italiani di Cultura furono<br />

creati i club degli intellettuali, mentre club di studenti universitari italiani furono<br />

costituiti presso gli atenei di Zagabria, Lubiana, Fiume e Pola. Sottolineò pure<br />

la promozione di una serie di iniziative con varie istituzioni della Repubblica<br />

Italiana, mediante gemellaggi, viaggi e scambi di delegazioni, che hanno offerto<br />

l’occasione a migliaia di attivisti, di alunni, di intellettuali e di insegnanti di prendere<br />

contatto con la vita artistica, culturale e sociale dell’Italia.<br />

Nel 1970 la letteratura in seno alla minoranza italiana rimasta in Istria e a<br />

Fiume continuò ad essere oggetto di interesse da parte di diversi circoli culturali<br />

della regione e nel resto della Jugoslavia. Nel fascicolo n. 2 di aprile la rivista<br />

letteraria «Revija» di Osijek ospitò un lungo saggio di Giacomo Scotti che<br />

tracciava un bilancio della produzione poetica e di narrativa degli italiani dal<br />

1945 in poi. Sullo stesso argomento, nel numero di giugno della rivista «Istarski<br />

mozaik» di Pola apparve un altro testo informativo dello stesso autore, seguito<br />

da un panorama di poesie, scelte e tradotte da Scotti, comprendente componimenti<br />

di Martini, Damiani, Scotti, Farina, Forlani, Matteoni, Ugussi e Cocchietto.<br />

Nel mese precedente Scotti aveva popolarizzato singoli poeti connazionali<br />

con note critiche sulla loro opera e la pubblicazione di poesie su vari quotidiani<br />

croati, nonché in una serie di trasmissioni di Radio Sarajevo e di Radio Skopje,<br />

quest’ultima in lingua macedone. Allacciava inoltre proficue relazioni con gli<br />

scrittori albanesi del Kosovo la cui casa editrice Jeta e re di Priština pubblicherà

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