Le parole rimaste - Edit

cun quil fra’ Cesco,
dasparà a muorto par iessi Santo,
cun la buca tapàda par senpro.
Ligio Zanini
E Lóu, in quil aréin, el ma déi:
- Ten ben saldo el dì
vier li crapaléine
de la Muorto Sagonda,
cume par nom e cugnom
a li uò scréite el Maiestro
anche del favalà 948 tuovo,
par nu fi néi, anche téi,
intra i fóumi sufagadéissi
dei tanti altàri.
Nama siepi, ca par rastà Omo,
intul splandur de la curantéia del sil,
ti fi niriè i giuorni in cunduolma,
sponto da li carsadàne parone del Mondo,
pióun intussaguse e valinuse cun téi,
par iessi stade dascuvierte 949.
Nel canto di sempre il poeta stabilisce un relazione correlativa, comunque
sempre sfavorevole per l’uomo qualunque, tra la santificazione e il soggetto o
l’oggetto santificati. I santificatori delle «bies-ce nigare» sono i cosidetti «uomini-canarini».
In Potevo aspettarmela, l’istituzione santificatrice di S. Francesco è e
non può essere altri che la Chiesa. Lì i santi sono funzionali al Potere politicopartitico;
qui S. Francesco, l’«uomo del tormento nuovo», è funzionale al Potere
chiesastico. Quindi la santificazione, da qualsiasi fonte provenga, ha un unico
esito ed un identico fine: il Potere terreno. La sola differenza fra le due santificazioni
è che le «bies-ce nigare» vogliono e aspirano ad essere poste sull’altare
giacché ne hanno tutto l’interesse, mentre S. Francesco «è disperato a morte per
948 Dante Alighieri.
949 I pudivo spatàmala [Potevo aspettarmela]: «Potevo aspettarmela Filippo, / mio bianco amico, /
che volando con te controvento / per sollevarmi almeno un poco, / sarebbe stato grave il Piave.
// Mi hai fatto e per sempre / mi fai respirare / aria più sottile, / quella che spinge bianche nuvolette
/ o nembi negri, lassù, / con quel fra’ Francesco, / disperato a morte per essere Santo, /
con la bocca per sempre tappata. // E Lui, con quella sua aria, mi dice: / – Tieni ben saldo il dito
/ verso le necrosi della Morte Secunda, / come per nome e cognome / le ha scritte il Maestro, /
anche del tuo favalà, / per non fi nire, anche tu, / tra i fumi soffocanti / dei tanti altari. / Ma che
tu sappia, / per rimanere Uomo / nello splendore della corrente del cielo, / fi nirai i tuoi giorni
in tristezza, / punto dalle vipere padrone del Mondo, / più inviperite e velenose con te, / per
essere state scoperte».
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