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Le parole rimaste - Edit

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74<br />

Capitolo II | Gli anni postbellici (1945-1950)<br />

mente colti, d’origine piccolo-borghese e proletaria. I titoli delle memorie partigiane<br />

riguardano argomenti didatticamente pertinenti oppure tendono ad attirare<br />

l’attenzione del lettore, sia sottolineando la durezza e le difficoltà della vita partigiana<br />

e l’orrore della guerra, sia celebrando la grandezza delle imprese compiute.<br />

In ogni caso i titoli sono segno di un preciso punto di vista, della convinzione<br />

che i fatti parlino da soli, basta soltanto riferirli con fedele umiltà.<br />

L’obbedienza alla lezione dei fatti è presupposto fondamentale della letteratura<br />

neorealistica. Nell’aprile del 1977, a Fiume, si svolse un convegno sul tema<br />

L’attività culturale degli italiani nella Guerra popolare di liberazione jugoslava 84. Nel settembre<br />

del 1985, in un convegno svoltosi a Rovigno, il discorso fu approfondito<br />

con I memorialisti della Guerra popolare di Liberazione e della Resistenza dell’Istria,<br />

di Fiume e del Friuli Venezia Giulia. Fu fatto un bilancio delle opere letterarie nate<br />

durante la guerra come testimonianza di coloro che vi presero parte. Nel suo intervento,<br />

Eros Sequi disse:<br />

Oggi, a quarant’anni di distanza, accogliamo con criteri ed entusiasmi differenti<br />

quanto fu detto e scritto allora. La memoria è meno direttamente partecipe ed<br />

è avvenuto un processo di catarsi anche sentimentale che spinge, indubbiamente,<br />

a ripensare a cose temporalmente lontane con calma maggiore e sentimenti<br />

pacificati.<br />

Nessuno, però, tentò di sminuire l’importanza storica di quei primi tentativi<br />

di approdare ad una creatività letteraria “nuova” in lingua italiana su un territorio<br />

che sin dal 1943 era stato de facto sottratto alla sovranità politico-territoriale italiana.<br />

Oltre che da Sequi, importanti contributi furono offerti da Antun Giron, Giovanni<br />

Radossi, Eros Sequi, Lucifero Martini, Luciano Giuricin, Mihael Sobolevski,<br />

Vera Glavinić, Silvino Poletto, Domenico Cadoresi, Jože Pirjevec 85.<br />

Dai documenti dell’epoca emerge chiaramente come nel corso della Lotta di<br />

liberazione si venne creando un’articolata rete di giornali e di altre pubblicazioni<br />

edite “in bosco” 86 in lingua italiana; pubblicazioni italiane che, in Istria, erano<br />

addirittura più numerose di quelle in lingua croata 87.<br />

84 Ne «La Battana», n. 43/1977 sono stati pubblicati gli interventi di GIUSEPPE MARAS e INNOCENTE<br />

C OZZOLINO, MARIO ABRAM, VINKO ANTIĆ, LUCIANO GIURICIN, PAOLO SEMA, ANTE DOBRILA,<br />

GIACOMO SCOTTI, ANTE ZEMLJAR, LUCIFERO MARTINI e RICCARDO GIACUZZO.<br />

85 Tutti gli interventi sono stati pubblicati ne «La Battana» n. 79/1986.<br />

86 ‘’Andare in bosco’’ è un modo di dire istriano che in Italia si traduce con ‘’andare in montagna’’,<br />

cioè darsi alla macchia, unirsi ai partigiani.<br />

87 Cfr. GIACOMO SCOTTI, Na rubu vremena, V. Masleša, Sarajevo 1977. Si elencano tredici giornali<br />

stampati dal giugno 1942 alla fi ne della guerra. In Quaderni, IV, Centro di Ricerche Storiche di<br />

Rovigno, 1974-1977, p. 157 si elencano dieci testate.

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