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Le parole rimaste - Edit

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2. Mario Cocchietto<br />

Nato a Trieste il 29 giugno 1933 da famiglia operaia, Mario Cocchietto<br />

ha trascorso l’infanzia e la giovinezza a Pola, dove i suoi genitori<br />

si trasferirono per lavoro. Terminate le scuole elementare e media<br />

nella città dell’Arena, frequentò a Fiume le Magistrali italiane per trasferirsi poi,<br />

con in tasca il diploma di insegnante, ad Umago. Nella cittadina dell’Istria nordoccidentale<br />

ha insegnato italiano ed educazione artistica presso la Scuola elementare<br />

italiana della quale divenne direttore dopo aver frequentato da esterno<br />

la Scuola superiore di Pedagogia di Fiume. Ha studiato pittura presso l’Accademia<br />

di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia.<br />

Come poeta si fa conoscere nei primi anni Sessanta partecipando a vari concorsi<br />

di poesia promossi dal quindicinale della comunità italiana «Panorama» e<br />

dall’Unione degli italiani dell’Istria e di Fiume.<br />

Nel 1960 scrive i primi versi dopo aver sentito alla radio la poesia di Quasimodo<br />

<strong>Le</strong> morte chitarre. Li abbozza nel corso di una lezione, mentre gli alunni stanno<br />

scrivendo un compito. Estraniandosi per un attimo, l’insegnante Cocchietto scrive<br />

la sua prima lirica, i cui versi oggi non esistono più neppure nella sua memoria.<br />

<strong>Le</strong> prime poesie di Cocchietto Monvidal e Fanciulli a Monvidal esprimono il paesaggio<br />

dell’infanzia circoscritto ad un rione cittadino: «Isola di quiete un tempo:<br />

/ qualche casa giardino ricordo / tra i prati gli orti e strade malferme». Il quadro<br />

si allarga in Carso istriano «dove antico dolore rimane / dove un gemito d’alberi<br />

scarniti / s’inalza tra le bianche pietre, e l’erba / sperde gli umori in pianto» 811.<br />

Continuerà a scrivere poesie anche per un’altra ragione: dipingere costava molto<br />

in termini di soldi spesi per colori e tele, mentre non costava nulla mettere sulla<br />

carta le impressioni trasformate in poesia.<br />

Poi, improvvisamente, quando un fatto del genere appariva come un sogno<br />

per i pochi poeti e scrittori italiani che all’epoca stavano appena spuntando sul<br />

territorio istro-quarnerino dopo il grande esodo della popolazione, Mario Cocchietto<br />

si fa conoscere in Italia, oltre un confine che all’epoca era quasi insor-<br />

811 <strong>Le</strong> tre liriche Monvidal, Fanciulli a Monvidal e Carso istriano appaiono nella «Battana» n. 5, 1965.<br />

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