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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo VI | Dire in dialetto<br />

struttivo nella realtà, l’antico dialetto sopravvive ancora nelle bocche degli anziani<br />

e come lingua di poesia. In nessuna località viene chiamato istrioto. A Dignano<br />

lo chiamano boumbaro [bumbaro] a Valle vallese, a Rovigno rovignese, a<br />

Sissano sissanese, a Fasana fasanese e a Gallesano gallesanese. Sono stati gli studiosi<br />

ad idearne la denominazione 863. Sono dialetti in piena crisi. I giovani non li<br />

863 Il primo ad usare il termine ‘istrioto’ (conformemente al veglioto dell’Impastrani) è stato<br />

Graziadio Isaia Ascoli, fondatore della glottologia italiana nella seconda metà del XIX secolo.<br />

Per primo ha percepito la particolarità delle parlate istriane che con i loro tratti specifi ci si distinguono<br />

dal friulano e dal veneto. Lo studio dei dialetti istrioti viene continuato da Antonio Ive,<br />

nativo di Rovigno, coi Canti popolari istriani del 1877. Nel secondo capitolo del libro, lo studioso<br />

rappresenta il vocalismo del dialetto rovignese. Nei Saggi di dialetto rovignese (Trieste, 1888) l’Ive<br />

afferma che il dialetto, pur se parlato da circa 10 000 abitanti di Rovigno, perde gradualmente<br />

terreno. Nei Dialetti ladino-veneti dell’Istria (Strasburgo, 1900), l’Ive esamina il sistema fonetico,<br />

morfologico, sintattico e lessicale di ogni singola località dell’istrioto ed inoltre quello di Pirano<br />

e Pola. Matteo Bartoli nelle Due <strong>parole</strong> sul neo latino indigeno di Dalmazia, Zara (1900), annota che<br />

in Istria si parlano due dialetti italiani: il veneto e l’indigeno istriano, parlato ancora a Rovigno,<br />

Dignano, Fasana, un dialetto a sé, italiano (e non ladino...), ma quasi sfi gurato dalle fortissime<br />

immissioni di veneto. Nell’opera Alle porte orientali d’Italia (Torino, 1945), Bartoli conferma la<br />

sua tesi della genesi dell’istriano di Rovigno e Dignano: è un dialetto preveneto, sopravvissuto<br />

all’incalzare del veneto che l’ha modifi cato profondamente. Il Goidanich usa il termine di dialetti<br />

illiro-italici per il dalmatico, il veglioto e “forse ancora anche 1’istrioto”. Clemente Merlo<br />

lo chiama istriano e, secondo lui, è qualcosa d’intermedio tra il ladino e il neo-latino dell’Illiria o<br />

dalmatico. Il linguista croato Petar Skok lo chiama istroromanzo nella sua opera Dolazak Slovena<br />

na Mediteran [La venuta degli Slavi nel Mediterraneo] (Spalato, 1934). Giuseppe Vidossi, istriano,<br />

dapprima nel 1900 accetta l'opinine del Bartoli, più tardi l’abbandona come il Bartoli stesso.<br />

Vidossi sostiene che i dialetti istrioti si siano sviluppati nella parte centrale e meridionale della<br />

penisola istriana indipendentemente dal friulano e dal dalmatico. Tuttavia non ha dato un suo<br />

giudizio sicuro in Alle porte orientali d’ltalia (Torino, 1945), opera scritta insieme al Bartoli. Carlo<br />

Tagliavini in <strong>Le</strong> origini delle lingue neolatine (Bologna, 1952) separa l’istrioto come dialetto italiano<br />

settentrionale a parte. Mirko Deanović ritiene che non sia possibile classifi care l’istrioto nel sistema<br />

veneto (italiano), friulano (ladino) oppure veglioto (dalmatico). L’istrioto si sarebbe staccato<br />

dal resto della Romania con l’arrivo degli slavi tra gli anni 600 e 800. Essi, inserendosi a forma<br />

di cuneo nell’Istria, divisero in due le popolazioni ladine della penisola: nella parte settentrionale<br />

che in seguito sviluppò il friulano, e nella parte meridionale dove restarono gli altri istriani latini.<br />

Questi ultimi, essendo isolati, dal latino volgare avrebbero sviluppato fi n dal Medioevo una<br />

parlata particolare, autoctona, che con l’andar dei secoli perse terreno e risentì del dilagarsi del<br />

linguaggio veneto e in minor misura, nel lessico, dei dialetti slavi. Nel 1954 Deanović pubblica<br />

l’Avviamento allo studio del dialetto di Rovigno d’Istria (Zagabria, Školska knjiga, 1954), che comprende<br />

tre parti: grammatica con fonetica, morfologia e sintassi, testi raccolti (proverbi, fi abe, canti<br />

popolari rovignesi) e un glossario. Altri italianisti che eccellono nella conoscenza dell’istrioto o<br />

istroromanzo sono: Žarko Muljačić, Pavao Tekavčić, Mirko Deanović, Vojmir Vinja, August<br />

Kovačec, Goran Filipi. Pavao Tekavčić è sicuramente il miglior conoscitore dei dialetti istrioti.<br />

Ha pubblicato numerosi brillanti articoli di fonologia, morfologia, semantica e lessicologia dei<br />

dialetti istrioti con speciale riguardo a quelli di Dignano e Rovigno proponendo pure un Atlante<br />

linguistico istriano. Il professor Goran Filipi, docente di dialettologia ed etimologia presso la<br />

Facoltà di <strong>Le</strong>ttere e Filosofi a di Pola, in collaborazione con la professoressa Barbara Buršić<br />

Giudici, docente presso lo stesso Ateneo, e con lo studioso Franco Crevatin di Trieste, ha pubblicato<br />

nel 1998 Lingvistički atlas-Atlante linguistico istrioto (Pola/Pula, Mediteran, 2002). Il lavoro,<br />

che fa parte di un progetto più ampio che prevede la stesura dell’Atlante linguistico dell’Istria,<br />

intende fi ssare sulla carta quello che dell’istrioto è ancora sopravvissuto, prima che scompaiano<br />

gli ultimi parlanti. Altri signifi cativi contributi alla conservazione del dialetto istrioto di Dignano

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