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Le parole rimaste - Edit

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Premessa<br />

letteratura come strumento di indagine e conoscenza della nostra storia anche al<br />

di là delle apparenze. I linguaggi della letteratura rispondono a bisogni profondi<br />

dell’uomo e offrono strumenti diretti – e diversi da altri – di conoscenza approfondita,<br />

di rappresentazione della realtà interiore ed esteriore, della vita delle<br />

idee, dei sentimenti, dei bisogni elementari e complessi, delle angosce e delle<br />

proiezioni utopiche. Con questa Storia sarà possibile toccare con mano quanta<br />

strada sia stata percorsa dagli anni Quaranta del Novecento fino ad oggi, trovare<br />

quei nodi cruciali che fanno parte della nostra cultura e della nostra sensibilità.<br />

È nell’ambito di questa produzione letteraria che si misura e si giudica il funzionamento<br />

di un sistema culturale, la sua capacità di conoscere e rappresentare<br />

la realtà naturale e sociale, di accumulare, conservare, rinfrescare, modificare,<br />

aggiornare conoscenze, di socializzare attraverso i canali più appropriati – quelli<br />

dell’educazione, dell’informazione, della pubblicazione, della divulgazione.<br />

La data di partenza, il 1945, non è certamente fortuita, in quanto quell’anno, segnando<br />

la fine della Seconda guerra mondiale, dà inizio non soltanto a un “nuovo<br />

corso”, ma anche ad una nuova situazione: in quel momento, infatti gli italiani<br />

dell’Istria e di Fiume diventano una minoranza nazionale e devono appena imparare<br />

a vivere nella loro nuova pelle. Il dopoguerra – l’Istria, Fiume e Zara annesse alla<br />

Jugoslavia – segna una netta rottura con la cultura letteraria precedente e l’inizio di<br />

un’esperienza letteraria e culturale diversa per gli italiani dell’Istria e di Fiume. La<br />

frattura di una secolare relazione fra l’Istria e la Venezia Giulia (attraverso Venezia<br />

prima e poi attraverso Trieste) viene sancita con il Trattato di Pace del 1947 e il<br />

successivo Memorandum d’Intesa del 1954, ratificato nel 1975 dal trattato di Osimo:<br />

questi atti sanzioneranno l’ennesimo passaggio dell’Istria a un altro Stato, ossia<br />

il passaggio dal centrismo mediterraneo occidentale a quello orientale. In tal modo<br />

si avvierà lo sviluppo di due letterature diverse e parallele: la letteratura dell’esodo,<br />

degli italiani d’Istria e di Fiume andati in Italia e per il mondo a causa del passaggio<br />

della loro terra alla Jugoslavia, e la letteratura degli italiani rimasti nella loro terra, e<br />

di altri giunti a supporto culturale del socialismo jugoslavo e, come quei primi, sradicati<br />

dalla cultura e dalla lingua d’origine. Nell’Istro-quarnerino da allora si è venuta<br />

affermando una nuova cultura letteraria italiana: nuovi strumenti ideologici,<br />

nuove scelte culturali, nuove mode hanno fatto la loro comparsa, si sono imposti e,<br />

oggi, sono anche in parte tramontati. Questa <strong>Le</strong>tteratura viene perciò messa alla prova<br />

pure per la sua capacità di rendere conto di quello che eravamo e di come siamo<br />

cambiati. Cosicché la letteratura dell’esodo qui non trova spazio, essendo essa parte<br />

di un sistema culturale e letterario differente, che merita un libro a sé.<br />

Abbiamo azzardato questo panorama della letteratura istro-quarnerina con<br />

piena coscienza della difficoltà dell’assunto, sia per la ricchezza della produzione,<br />

sia per il rischio di suggestioni personali, sia per la quasi contemporaneità<br />

della prospettiva che rende difficile storicizzare i fatti applicando quei criteri di<br />

periodizzazione, di sistemazione, di classificazione e di giudizio che siamo soliti<br />

ritenere validi per età ormai passate in giudicato. D’altro canto sono rischi che

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