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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo II | Gli anni postbellici (1945-1950)<br />

deve puntualmente esprimere le sue opinioni circa il Paese visitato. La conclusione<br />

dell’intervista è, quasi sempre, una lode alla Jugoslavia, alla libertà che vi<br />

si gode, alle bellezze naturali, e alla cordialità dei suoi abitanti; non manca neppure<br />

il desiderio di ritornarci. In un’intervista concessa a Martini, nell’agosto del<br />

1957, Quasimodo nota:<br />

In genere, in Jugoslavia, ho avuto una impressione di grande cordialità, cosa che<br />

non esiste nel nostro Paese. Qui sono tutti più scoperti, più naturali. In Jugoslavia<br />

ho potuto vedere che l’ospite è ancora sacro. (...) In altri paesi ho visto milionari<br />

e disoccupati; in Jugoslavia mi sono incontrato solamente con persone che<br />

lavorano, la disoccupazione non esiste come non esistono i milionari 246 .<br />

Pervasa da notevole entusiasmo è l’intervista di Scotti al poeta italiano Luigi<br />

Fiorentino in occasione del Festival dei poeti tenutosi a Fiume nel giugno<br />

del 1958. Si sottolineano le critiche positive che Fiorentino muove a proposito<br />

dell’incontro e non manca, in conclusione, l’auspicio di una collaborazione<br />

maggiore tra Italia e Jugoslavia tesa al ravvicinamento delle due culture:<br />

Mi risulta che non pochi autori italiani contemporanei sono tradotti e apprezzati.(...)<br />

Non esiste un vero e proprio rapporto in proporzione. Così diversi da<br />

noi italiani, siamo costretti a conoscere i poeti serbo-croati attraverso traduzioni<br />

dal francese o servendoci degli stessi autori che conoscono l’italiano.(...)<br />

Naturalmente la collaborazione di scrittori italiani residenti in Jugoslavia come<br />

Eros Sequi e Osvaldo Ramous, potrebbe essere molto redditizia in quanto essi<br />

potrebbero costituire un ponte, una specie di tessuto connettivo o, se vogliamo,<br />

una osmosi tra gli scrittori jugoslavi e quelli italiani. È bene tener presente,<br />

però, che in Italia, essendo molte le distrazioni, molto caro il prezzo dei<br />

libri e per altre cause che qui sarebbe lungo passare in rassegna, si legge poco<br />

(in Jugoslavia si legge molto di più) e si nota una certa indifferenza verso un<br />

nome poco conosciuto 247 .<br />

Non manca, anche se non gli viene data grande importanza (fatto testimoniato<br />

dall’irregolarità con cui escono queste rubriche) 248, lo spazio per la sezione<br />

varietà, che varia tra intrattenimento e divulgazione aneddotica e soprattutto si<br />

richiama a fatti ed eventi esterni, ad un mondo diverso dal proprio.<br />

246 Cfr. LUCIFERO MARTINI, “Si trova in Jugoslavia il maggiore poeta italiano”, in «La Voce del<br />

Popolo», 23 agosto 1957, p. 3.<br />

247 Cfr. GIACOMO SCOTTI, “Tutto è molto bello”, in «La Voce del Popolo», 4 giugno 1958, p. 3.<br />

248 Risulta un’eccezione, a proposito, la puntuale uscita settimanale di “Quattro aneddoti per una<br />

settimana”, all’inizio degli anni Cinquanta.

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