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Le parole rimaste - Edit

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256<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

prima di morire 387. Queste calamità individuali e collettive sono sinteticamente<br />

rinvenibili nella poesia Risveglio di Medea che dà il titolo alla quinta silloge:<br />

Qui sulla spiaggia che a sera<br />

l’immane monte sprofonda<br />

nell’ombra fumosa, Medea,<br />

già colma di ferinità,<br />

per millenni ha dormito<br />

dimentica del suo dolore,<br />

fi nché urla e singhiozzi<br />

di nuove umane vendette<br />

non le hanno dato alla pelle<br />

umidore di sangue<br />

nella terra del suo lungo riposo.<br />

<strong>Le</strong> parve allora che i fi gli,<br />

già straziati da lei, oltre il sonno,<br />

rivivessero qui per dilaniarsi.<br />

Questa lirica è un po’ il compendio allegorico del secolo ventesimo (preso<br />

nell’insieme della sua varia umanità e disumanità) nonché della contesa e smembrata<br />

Fiume, riconoscibile nell’«immane monte» (cioè il Monte Maggiore, sovrastante<br />

la città) che «sprofonda / nell’ombra fumosa» il litorale, ovvero la riviera<br />

quarnerina con l’urbe, dove la mitologica Medea (delle Argonautiche ma anche<br />

di Euripide) s’è ridestata dal millenario e dimentico sonno sentendo le «urla<br />

e singhiozzi / di nuove umane vendette».<br />

È evidente che per Ramous, dalla seconda raccolta del 1953 in avanti, le tragedie<br />

esterne e gli avvenimenti interiori stanno al passo e si compenetrano vicendevolmente.<br />

Si prenda la poesia Così perennemente si discosta, tratta dalla silloge<br />

Vento sullo stagno:<br />

Così perennemente si discosta,<br />

trascolorando nell’evanescenza<br />

dell’ore spente, il tuo destino audace.<br />

L’idolo a cui volgevi, con fallace<br />

impeto, i sogni dell’adolescenza,<br />

gelido s’erge e non dà più risposta.<br />

387 VERA GLAVINIĆ, La storia della letteratura... cit., p. 109.

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