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Le parole rimaste - Edit

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326<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

favole, racconti e poesie popolari, è il compendio del primo, che presenta miti e<br />

storia, ma è anche un viaggio attraverso e nella cultura. L’uno e l’altro sono delle<br />

primizie sui “segreti” di un popolo nomade per molti aspetti ancora misterioso<br />

e sconosciuto, nel quale Scotti si è avventurato più volte, grazie anche all’amicizia<br />

con poeti e scrittori del popolo Rom che gli hanno fatto da guida. Ancora<br />

una volta l’autore si è messo dalla parte dei più deboli, degli emarginati, che<br />

spesso, e più che mai durante la seconda guerra mondiale, furono perseguitati<br />

fino al tentativo nazista di sterminio: mezzo milione di zingari trucidati. Nel secondo<br />

libro Scotti volutamente “dimentica” quegli orrori, insistendo invece nel<br />

risalire a un’oscura, primigenia matrice etnica, evidenziando “i significati culturali<br />

profondi e le connessioni con la cultura di altri popoli”. Egli coglie la specificità<br />

storica, ma anche culturale e poetica del mondo tzigano, focalizza la loro<br />

vita, la loro diaspora. Un saggio-documento etnologico, sociologico, storico,<br />

ma allo stesso tempo una mini-antologia dei loro miti, leggende e poesia orale.<br />

Procedendo nella copiosissima produzione letteraria del nostro scrittore fiumano-napoletano<br />

troviamo la conferma che l’attività creativa, pubblicistica e di<br />

traduzione è per lui, come si accennava, sempre legata alla doppia tematica del<br />

mondo italiano dell’infanzia e dell’ambiente istro-quarnerino e slavo della maturità:<br />

“un vero e proprio laceramento tra due terre e due mari, due universi, che<br />

appaiono nell’opera letteraria, e il tentativo, nella vita reale di creare un punto di<br />

contatto tra i suoi due mondi […]. La letteratura sembra, infatti, essere per lui<br />

una quotidiana attività, fertile e ininterrotta, una interrogazione in atto nel cuore<br />

dell’avvenimento”, ha scritto Vlada Acquavita 570. Già molti anni prima Eros<br />

Sequi evidenziava che lo Scotti poeta e narratore appare indivisibile: la fondamentale<br />

unità d’ispirazione che è ravvisabile nella sua lirica come nella sua narrativa<br />

(racconti, fiabe, leggende, storie, scherzi aneddoti, ecc.), non è solo legata<br />

ai “dati registrati nella memoria e alle esperienze incise nell’animo e nel cuore”<br />

ma anche “al modo di accedere alla realtà che gli urge dentro […] egli si fa<br />

prendere dal tono colloquiale e fluente”, ispirato dal suo “sempre sorprendente,<br />

inesauribile talento” 571.<br />

La narrativa<br />

La narrativa di Scotti è per lo più di carattere autobiografico e sociale, filtrata<br />

dalla memoria, radicata nelle varie fasi della sua lunga esistenza e nelle complesse<br />

570 VLADA ACQUAVITA, “In viaggio la vita”, «La Voce del Popolo», Rijeka – Fiume, <strong>Edit</strong>, 1 dicembre<br />

2003.<br />

571 EROS SEQUI, “Giacomo Scotti: Dječak i rat”, « La Battana», Rijeka – Fiume, n.52, dicembre<br />

1979.

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