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Le parole rimaste - Edit

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Alessandro Damiani<br />

Anche Nelida Milani Kruljac rileva nella sua presentazione del libro di poesia<br />

di Damiani Illudere parvenze di vita “l’opportunità di provvedere il lettore di<br />

un’edizione critica completa ed estrarre la sua filosofia dal bozzolo d’interrogazioni<br />

e provocazioni che l’avvolge” sottolineando, inoltre, che anche la sua<br />

espressione poetica trova “nell’impegno civile e morale e nella meditazione<br />

gnomica e drammatica la sua vera ragion d’essere” 680.<br />

In un’intervista Damiani stesso afferma:<br />

per quanto concerne la realtà contingente io ho un certo pudore e provo persino<br />

fastidio a usare il termine “poeta” non già perché non vi possano essere scrittori<br />

con il dono prevalente dell’ispirazione lirica […] ma per il fatto che la poesia è<br />

indissolubile da una visione della realtà, quella appunto, che siamo soliti definire<br />

Weltanschauung (…). A mio giudizio il ruolo di chi scrive poesie non può essere<br />

diverso da quello di chiunque operi con la penna o con altri strumenti. 681<br />

Evidente è la sua capacità conoscitiva, la sua progressiva consapevolezza non<br />

solo del venir meno delle illusioni e dei disinganni, ma anche di quella di un destino<br />

di aridità e di alienazione. “Ogni sua opera segna un ulteriore spostamento<br />

in avanti alla ricerca di una compiutezza umana e culturale nel regno del possibile”<br />

– ha scritto Antonio Pellizzer nel 1993 attribuendo particolare rilievo a<br />

due opere dell’autore, la prima in poesia, l’altra in prosa: Illudere parvenze di vita<br />

(1986) e Ed ebbero la luna 682 (1987). Lo stesso Pellizzer ha sottolineato i due atteggiamenti<br />

che gli sembravano emergere nelle sue opere “sin da una prima e rapida<br />

lettura: il rigetto dell’uomo di cultura per il falso culto delle illusioni e l’amara<br />

accettazione del vuoto esistenziale” 683.<br />

Volendo ripercorrere l’itinerario esistenziale di Alessandro Damiani e la sua<br />

plessa e vasta opera di uomo “impegnato”, teso al mantenimento dell’identità<br />

italiana, dedicandosi con passione al riconoscimento del valore dell’attività culturale<br />

della minoranza italiana in Istria e nel Quarnero.<br />

Intellettuale di grande cultura, di matrice classica, anche se aperta, come si accennava,<br />

a vasti e moderni interessi, volto a interpretare gli avvenimenti, a comprendere<br />

se stesso, ma anche le lacerazioni e contraddizioni del nostro tempo,<br />

ricco, soprattutto nella prima fase della sua attività, di motivi ideali e teso alla<br />

solidarietà, alla partecipazione umana, Damiani ha saputo essere – come han-<br />

680 NELIDA MILANI KRULJAC, Presentazione di Illudere... cit., p. 4 e p. 16.<br />

681 ALIDA DOŠEN, “La poesia è un’illusione?... “, cit., p. 3.<br />

682 ALESSANDRO DAMIANI, Ed ebbero la luna, Biblioteca Istriana, Unione degli italiani dell’Istria e di<br />

Fiume -Università Popolare di Trieste, LINT, Trieste, 1987.<br />

683 ANTONIO PELLIZZER, Voci nostre, III edizione aggiornata e ampliata, <strong>Edit</strong>, Rijeka-Fiume, 1993, pp.<br />

77-78.<br />

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