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Le parole rimaste - Edit

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Vlado Benussi<br />

incàlsa, / la bora ∫iòga sul pil del mar / e su li greîspie sa spiècia, fando faleîe, / i<br />

loûmi anteîchi e nuvi / da sta sità, / itièrna balìsa / ma senpro pioûn furièsta» 1064.<br />

Davanti a noi il moto delle onde, lo spettacolo di forme, luci e colori allestito dalla<br />

natura, uno spettacolo che assorbe la specificità del luogo. In quello spettacolo<br />

siamo coinvolti con l’agitato universo dei sensi.<br />

Alla XXXIX edizione di “Istria Nobilissima” (2005) Vlado Benussi ha vinto<br />

il primo premio con la silloge Susòni da pansèri [Rimasugli di pensieri] 1065. Nella<br />

motivazione la giuria evidenzia che si tratta di una “raccolta scritta nel melodico<br />

dialetto rovignese, in cui l’autore canta la geografia e l’anima della sua Rovigno”.<br />

Il senso profondo della scrittura in dialetto, spesso avvertita quale espressione<br />

più genuina e vera della propria soggettività lirica, attrae da sempre i poeti<br />

del microcosmo istro-quarnerino. Come per la maggior parte dei poeti vernacolari,<br />

anche per Benussi il dialetto significa immediatezza, spontaneità, difesa<br />

della propria identità nonché adesione totale al nativo. L’autore lo ha dichiarato<br />

in un’intervista rilasciata il 6 ottobre 2006 al quotidiano «La Voce del Popolo»:<br />

“Quando mi esprimo in dialetto canto la storia della mia città, della mia gente,<br />

della mia Istria. In poche <strong>parole</strong>, mi sento libero da qualunque barriera, una<br />

passione che mi accomuna agli altri miei concittadini”. Concittadini illustri, se<br />

si considerano i nomi di Ligio Zanini, Giusto Curto, Antonio Gian Giuricin,<br />

ma anche quelli di Libero Benussi e Maria Sciolis, tutti esponenti di una solare e<br />

limpida tradizione. E non mancano i giovani, come Alessia Paliaga 1066 che, con<br />

la sua lirica di taglio intimistico esistenziale, promette di arricchire la tradizione<br />

rovignese in istrioto. La predilezione della Paliaga per il dialetto è la testimonianza<br />

della vitalità di cui il vernacolo rovignese gode anche tra i giovani, ed è<br />

il segno della necessità che essi avvertono di recuperare e conservare le più valide<br />

tradizioni locali.<br />

Alla lirica in dialetto si attribuisce in genere il gusto di voler riprodurre il colore<br />

locale, la colpa di muoversi nell’ambito stretto del campanile, il difetto della<br />

restrizione del campo tematico alle piccole cose di una quotidianità troppo banale<br />

e circoscritta, il vizio della decantazione di ritualità domestiche, l’incapacità<br />

di rivolgersi ad una cerchia più ampia di lettori extra muros. Nelle liriche di Benussi<br />

questi rischi sembrano evitati, anche se nella sua produzione lirica è ravvisabile<br />

la volontà di mantenere vivo il rapporto con uno specifico microcosmo di<br />

cui egli prevede e teme la scomparsa, di esprimere il legame indissolubile con il<br />

1064 «Il freddo di gennaio incalza / la bora gioca sulla superfi cie del mare / e sulle crespe si specchiano,<br />

/ facendo faville, / i lumi antichi e nuovi / di questa città, / eterna bellezza, / ma sempre più<br />

straniera».<br />

1065 VLADO BENUSSI, Susòni da pansèri [Rimasugli di pensieri], Antologia di “Istria Nobilissima”, XXXIX<br />

ediz., 2005.<br />

1066 Secondo premio alla XXXVII edizione di “Istria Nobilissima” nella categoria Premio giovani<br />

“Adelia Biasiol”.<br />

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