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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo V | La seconda stagione: dal «noi» all’«io» (1963-1974)<br />

di metafora, il vento è elemento che in qualche modo struttura e destruttura il<br />

mondo segreto della Forlani, e come il colore, o piuttosto il simbolismo del colore,<br />

implicherebbe un discorso complesso che si richiama al vasto campo della<br />

psicologia, cioé all’intima trama del sé e dei suoi rimandi. Comunque sia, i termini<br />

citati vengono usati e rimescolati dalla poetessa e convergono in un gioco<br />

combinatorio iterativo che risponde alle esigenze dell’io poetante.<br />

Negli anni Sessanta, dopo una stagione letteraria caratterizzata dal realismo socialista,<br />

gli scrittori in Istria e a Fiume iniziano a saggiare una via propria con tematiche<br />

diverse che, pur continuando in parte sul filo della linea “impegnata”,<br />

sono meno ingessate, più fluide e interessanti. Nel 1962, Anita Forlani si presenta<br />

al concorso dell’UIIF con il racconto Un gatto mi guardò. Scritto in prima persona,<br />

con buona probabilità sotto l’influsso delle opere di Primo <strong>Le</strong>vi (Se questo è un<br />

uomo, La tregua), il racconto presenta una struttura semplice e lineare. La trama: gli<br />

occhi verde fosforescenti di un gatto rievocano nella narratrice la figura di Erio<br />

Presinger, antico compagno di classe, dallo sguardo altrettanto affascinante. È il<br />

periodo del regime fascista, l’iniqua legge razziale è già in atto e il ragazzo, che è<br />

ebreo, evita i compagni per non rendere palese la sua identità. Per questo atteggiamento<br />

è considerato da tutti un antipatico asociale. Dopo un primo rapporto<br />

di attrazione-rifiuto, tra i due giovani si stabilisce un’amicizia che ben presto si trasforma<br />

in tenero amore. Allorché il padre di Erio rivela alla ragazza il pericoloso<br />

segreto, l’angoscia e l’amore la inducono a concretizzare il rapporto sentimentale.<br />

Il giorno dopo, Erio e il padre vengono prelevati dai nazisti e portati allo sterminio.<br />

Di loro rimarrà il doloroso ricordo, poi anche quello verrà meno fino a che<br />

lo sguardo ammaliante di un felino non lo farà riaffiorare in tutta la sua drammaticità<br />

844. Completamente diverso, di natura introspettiva, il racconto breve Insonnia,<br />

segnalato in «Prosa 65» e pubblicato nella «Voce del Popolo» nel gennaio del ’66.<br />

Se si eccettua una certa leggerezza nell’analisi psicologica del personaggio protagonista,<br />

il tema è condotto bene, la parte dialogica risulta naturale e convincente.<br />

Altri racconti (Tonuzzo, La cavalletta, Nora, ecc.) prendono spunto da piccoli episodi<br />

che l’autrice sviluppa in chiave divertente. Sullo sfondo, l’ambiente comunitario<br />

nel periodo dopoguerra, ritrovo di una gioventù che sa ancora rallegrarsi per un<br />

vestito nuovo, per un ballo, per il solo fatto di essere al mondo.<br />

844 Completamente diverso, di natura introspettiva, è il racconto breve Insonnia, pubblicato dal quotidiano<br />

«La Voce del Popolo» nel gennaio del 1966. Un terzo racconto prende lo spunto da un<br />

piccolo episodio che l’autrice sviluppa in chiave divertente. Sullo sfondo, l’ambiente comunitario<br />

nel periodo dopoguerra, ritrovo di una gioventù che sa ancora rallegrarsi per un vestito nuovo,<br />

per un ballo, per il solo fatto di essere al mondo. Nel 1960, la Forlani si cimenta con una rivistina<br />

in due tempi, intitolata Ieri, oggi. Domani? e pensata per una fascia di pubblico molto giovane. Il<br />

lavoro sarà messo in scena alla Rassegna delle fi lodrammatiche dell’UIIF ad Isola.

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