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Le parole rimaste - Edit

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Introduzione<br />

ai lumi della dottrina per addentrarsi fra le ombre del presente. Sempre però<br />

servendosi dell’escamotage poetico, del sotterfugio dell’ambiguità, essenziali in<br />

ordine all’obiettivo primordiale: la preservazione dell’integrità e della vita stessa.<br />

Basti ricordare Osvaldo Ramous, fiumano verace, che nel 1953 pubblicò la<br />

raccolta Vento sullo stagno aderendo ai temi della tradizione lirica italiana e mai<br />

partecipò alla ‘forgiatura’ ideologica, tenendosi in disparte da proclami e discussioni<br />

su “come” e su “cosa” fare in arte. Il socialismo reale non gli ha mai dato<br />

alla testa, la sua è una strada assolutamente autonoma e rappresenta la continuità<br />

storica della letteratura italiana a Fiume e nell’Istria, avendo pubblicato il suo<br />

primo libro di liriche Nel canneto negli anni Trenta 13. <strong>Le</strong> prose e le liriche, i drammi<br />

ed i radiodrammi, i saggi e le critiche letterarie e cinematografiche di Lucifero<br />

Martini, pur esprimendo a tratti un trepido intimismo, sono un’analisi senza<br />

precedenti, sia a livello morale sia a livello tecnico-economico, delle ragioni che<br />

stanno alla base del fallimento dei sistemi basati sul socialismo reale. Alessandro<br />

Damiani si colloca – altro corpo a sé stante – nella transizione che chiude il neorealismo<br />

e precede le avanguardie. Intellettualmente e umanamente impegnato<br />

sul fronte civile-morale e artisticamente ricco di raffinati gusti estetici classici,<br />

leopardiani, la sua poetica seguirà, attraverso i decenni, un arco discendente.<br />

Dal racconto Restare a Itaca al romanzo Torre del borgo lentamente perverrà alla rinuncia<br />

alla lotta: il pessimismo in poesia sopraffà la speranza nel riscatto e il futuro<br />

vacilla per sempre davanti allo spettacolo atroce della guerra nella ex Jugoslavia.<br />

Non rimane che l’intelligente, appartato disimpegno, l’assenza, in un autore<br />

che per la lucidità critica e l’afflato ideologico-morale nulla ha da invidiare a<br />

Pier Paolo Pasolini 14. Non si usa, invece, collocare Mario Schiavato nel drappello<br />

dei giovani venuti dall’Italia, perché il suo è un percorso tutto particolare e separato.<br />

Provvisto di una individualità estetica tradizionale – un robusto realismo<br />

in prosa – si colloca su una linea di continuità evolutiva che raggiunge i giorni<br />

nostri, senza mai ostentare propositi di rottura. Gli altri, invece, a mano a mano<br />

che dalle crepe del socialismo iniziavano a fuoriuscire i fantasmi del dubbio e<br />

del disincanto, saranno costretti a ripensamenti in testi che sono l’espressione di<br />

uno scacco, della vanificazione degli “assoluti”, di una crisi e di una perdita della<br />

possibilità di definire se stessi in rapporto organico con il mondo.<br />

Cambiavano le visioni del mondo e cambiavano i paradigmi. Tanto più nei<br />

nati in Istria e a Fiume, che avanzano con atteggiamento innovativo e soggetti-<br />

13 Ramous, autore di testi teatrali rappresentati con successo, di racconti e di romanzi, critico d’arte<br />

e traduttore di testi poetici slavi, è prima di tutto un poeta solitario che, sentendosi straniero nella<br />

sua città, per esorcizzare il suo disagio esistenziale, amava dichiararsi “cittadino del mondo”,<br />

superiore ad ogni nazionalismo.<br />

14 Cfr. CHRISTIAN ECCHER, La letteratura degli italiani d’Istria e di Fiume dal 1945 a oggi, Roma, tesi di<br />

dottorato in fi lologia, linguistica e letteratura, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, a.a.<br />

2006/2007, p. 78.<br />

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