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Le parole rimaste - Edit

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Giacomo Scotti<br />

Nel mondo, però, e anche nel nostro paese, purtroppo, ci sono ancora sacche<br />

di sopraffazione e di prepotenza (mafia, camorra, violenze contro i fanciulli e le<br />

donne), ingiustizie e guerre. Eliminare questi mali sociali è compito di tutti, noi<br />

compresi, che giorno dopo giorno, costruiamo la nostra parte di vita collettiva.<br />

Questo, in sostanza il messaggio che ci viene da quest’opera di narrativa scritta<br />

per i giovani con animo giovanile 584 .<br />

Mauro Manzin dedicherà al nostro autore, un articolo dal titolo “Scotti è<br />

sempre stato un personaggio scomodo. Perché lui la vita sembra averla voluta<br />

affrontare all’incontrario”. Precisa il giornalista:<br />

La storia di vita di Scotti è una storia di confini, geografici, politici, ideologici e<br />

mentali. Confini che lui si è sempre imposto di superare. Scotti, con i suoi racconti<br />

ci pone di fronte a storie che sembrano uscire da un vecchio film neorealista.<br />

Tutte rigorosamente in bianco e nero, affreschi di vita di un’epoca che sembra<br />

già così lontana dalla nostra civiltà globalizzante. Vita in cui le pause avevano<br />

un significato e le sigarette nascondevano ciascuna il proprio sapore dolce-amaro,<br />

quasi a diventare l’emblema esistenziale, distillato dai versi di quel Lavorare<br />

stanca di pavesiana memoria con cui Scotti abilmente cosparge il sentimento<br />

di tutti i suoi racconti. E le storie di Scotti sono speciali proprio perché hanno<br />

un’anima, che è poi l’anima stessa dell’autore, che in definitiva diventano l’anima<br />

di una terra, l’Istria per l’appunto, così terribilmente squassata dalle guerre, così<br />

terribilmente sempre uguale a se stessa. Tanto da uscire indenne anche dall’ultima<br />

eruzione dell’inferno balcanico e diventare oggi una sorta di oasi della convivenza<br />

(…). E se ciò è reso possibile lo dobbiamo anche a chi, come Scotti, non<br />

ha mai abdicato alla propria missione umana e professionale 585 .<br />

Ma è anche il tema della duplice patria e del duplice esilio a emergere nella<br />

narrativa dello scrittore, in cui si avverte, talvolta, un amaro senso di smarrimento,<br />

di estraneità, di esclusione, quello stesso sentimento che prova un suo<br />

amico meridionale, Nicola, poi rimpatriato, protagonista di un suo romanzo<br />

breve 586.<br />

584 VIVIANA VIVIANI, op. cit. p.194.<br />

585 MAURO MANZIN, “ Scotti è sempre stato un personaggio scomodo. Perché lui la vita sembra averla<br />

voluta affrontare all’incontrario”, «Il Piccolo», Trieste, settembre 2001.<br />

586 GIACOMO SCOTTI, Arrivederci, Nicola!, Antologia delle opere premiate all’VIII concorso d’arte e di<br />

cultura “Istria Nobilissima”, Trieste, ediz. UIIF-UPT, 1974. “E anche sui fi gli che “qui” sono<br />

nati può scendere la maledizione della solitudine del padre venuto “di là”. Quale terra è una serra<br />

e quale serve al trapianto?”, si chiede Giacomo dopo esser vissuto ventisette anni nell’area istroquarnerina.<br />

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