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Le parole rimaste - Edit

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Introduzione<br />

Più tardi, da sponde culturali differenti, altri nomi di punta nascono dalla<br />

stagione del “disgelo”. Daniel Škatar, Mauro Sambi, Marco Apollonio, Fulvio<br />

Šuran, Giuseppe Trani, Sandro Cergna, Alessandro Salvi ed altri, confermano la<br />

modernizzazione della pratica letteraria. Vengono dal mondo giornalistico e da<br />

quello universitario, sono agguerriti, colti, smaliziati e forniti di strumenti teorici.<br />

È il sorgere di nuove poetiche che seguono la fase sperimentale, ma anche i<br />

fermenti mitomodernisti. Alcuni s’innestano sulla solida base fornita dalla tradizione,<br />

altri perseguono la rottura 25.<br />

A cavallo degli anni Ottanta e Novanta, quando si fa strada la possibilità di<br />

formulare una visione critica della società – pausa e sospensione piene del sentore<br />

della tragedia jugoslava e dei grandi rivolgimenti che hanno cambiato il volto<br />

dell’Europa – ci fu l’esplosione della produzione in prosa. Fioriscono quelli<br />

che vengono chiamati i “memorialisti”. Sono prosatori che reagiscono immediatamente<br />

al cambio dei modelli invalsi in seguito ai mutamenti sociopolitici:<br />

la morte di Tito, la disgregazione del Partito comunista jugoslavo, il ruolo del<br />

settimanale «Mladina» 26, la primavera del Gruppo Nazionale Italiano (GNI) con<br />

il Gruppo 88 e Franco Juri, la caduta del Muro berlinese nel 1989 e la prorompente<br />

circolazione di idee. È un gruppo di persone giunto tardi all’esperienza<br />

letteraria e che finalmente reclama il diritto alla memoria, poiché ora è possibile<br />

uscirsene dai discorsi privati e dai tabù familiari, per socializzarli nei libri. La<br />

memoria è la conquista della coscienza di sé. Claudio Ugussi, Mario Schiavato,<br />

Gianna Dallemulle, Ester Barlessi, Ezio Mestrovich, Nirvana Ferletta, Isabella<br />

Flego, Nelida Milani, ecc., destabilizzate le visioni precostituite del mondo,<br />

possono finalmente esplorarne l’altra faccia, il negativo dell’immagine. <strong>Le</strong> loro<br />

opere si configurano come un tentativo estremo di salvare una memoria negata<br />

per salvarsi definitivamente da essa. Si assiste così al ripristino di una narrativa<br />

d’ambiente con forti connotati di bella letterarietà e la scrittura diventa un<br />

di una peculiare storia personale, e la testimonianza dell’anima plurietnica e multiculturale della<br />

città natia e della regione d’appartenenza.<br />

25 MAURO SAMBI, di sottilissima intelligenza estetica e speculativa, alla ricerca dell’assoluta perfezione<br />

formale, resta chiuso nella purezza e nella specifi cità del suo linguaggio fatto di gabbia, scarto<br />

dalla gabbia, musica e semantizzazione della metrica, fedele ai codici resi potenti dalla cultura che<br />

li sorregge, enfatizzando la continuità con la tradizione classica, creando liriche in un’alchimia<br />

della forma perfetta.<br />

26 Il settimanale «Mladina» era l’organo di stampa della <strong>Le</strong>ga della gioventù socialista di Slovenia<br />

(ZSMS – Zveza socialistične mladine Slovenije) che alla metà degli anni Ottanta – con l’introduzione<br />

di riforme democratiche e i relativi ammorbidimenti sulle restrizioni della libertà di parola<br />

– ospitò diversi articoli critici nei confronti dell’Esercito e assunse una posizione di disapprovazione<br />

verso alcuni aspetti della politica dell’establishment comunista sloveno e jugoslavo. Assieme<br />

al settimanale zagabrese «Danas» (che era altrettanto critico ma meno apertamente provocatorio<br />

e fu costretto a chiudere con l’ascesa al potere di Franjo Tuđman, quando alcuni dei suoi giornalisti<br />

presero a scrivere per il settimanale satirico-politico spalatino «Feral Tribune»), delineò i<br />

primi passi della stampa libera balcanica.<br />

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