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Le parole rimaste - Edit

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268<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

pensoso le «strette calli» della vecchia Fiume, «deludendo il varco» aperto negli<br />

anni 1945-48 dagli optanti per la via dell’esodo 408.<br />

Per contro ai davvero rari argomenti attribuibili alla trasmissione storicistica<br />

del vissuto collettivo, nel resto dell’attività lirica ramousiana ha dominato il<br />

‘palinsesto tematico’ derivato dalla chiusa cerchia della transitorietà del tempo<br />

e della precarietà della vita. Hanno prevalso i due epistemi di cui si è discusso<br />

sin dall’inizio. È a partire da loro che gli argomenti esistenziali dell’io poetico<br />

prendono lo slancio e si ramificano nella memoria del passato (ch’è irrinunciabile<br />

tanto alla percezione disillusa della vita adulta quanto alla bramante ricerca<br />

di un’altra verità che non deluda), si angustiano per il dolore delle angosce che<br />

incombono sull’anima (per liberarsi delle quali non è escogitabile un’idonea leva<br />

che sollevi l’esistenza dal “grave peso” della vita 409), si interrogano sulla irremovibilità<br />

della latenza mortifera di tutto ciò che è …Sul punto:<br />

Sul punto ove si toccano<br />

il mondo luminoso e il sonno oscuro,<br />

sulla soglia del tempo e dove il tempo<br />

vanisce, e i giorni e gli anni<br />

si sublimano in attimi;<br />

sul fi lo di un’enorme<br />

distesa a fremiti d’onde<br />

(sopra volano uccelli migratori,<br />

giù le chiuse conchiglie<br />

e la fauna petrosa delle madrepore,<br />

le corolle volubili delle attinie<br />

e i fantasmi acquei delle meduse);<br />

sul punto ove si toccano<br />

la coscienza dell’alito e l’abbandono<br />

di sé, dove il fl uire del sangue<br />

si discioglie nell’ansito lunare<br />

delle maree;<br />

408 «Ed io tenevo accanto a me il bagaglio / pronto per il viaggio, / ma la partenza fu sempre differita»,<br />

recita la terza strofa di Alghe e licheni.<br />

409 Riferito a Sotto la pietra (dalla silloge Pianto vegetale): «Sotto la pietra avulsa dalla terra, / l’orma, che<br />

l’umidore oscura, spiega / i suoi prodigi. E appaiono le torte / radici aggrovigliate con i fusti /<br />

bianchi, e le larve, e mille bruchi pullulano / ed insetti minuscoli, alla luce. // Così potessi da un<br />

più grave peso / scoperchiare me stesso! La sferzata / vita dai venti, nuovi svelerebbe / palpiti<br />

pregni di verginità».

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