Le parole rimaste - Edit

Sandro Cergna
essa sia totalmente letterario. Una invenzione speculativa. Nonostante la donna
desiderata sia lontana, anzi irraggiungibile. Infatti l’ouverture del componimento
(la failure notice della posta elettronica speditale e mai recapitata) lo prova pienamente.
Perciò al poeta non resta altra alternativa che ri-trovarla proprio lì e purtroppo
quando il dolore si fa più acuto 1106.
Ritornando al discorso iniziale, è troppo presto per dire se l’esuberanza creativa
di Cergna avrà un seguito. Al momento si può soltanto sostenere ch’essa è
degna di attenzione non limitatamente alla sua specificità contenutistica, bensì
maggiormente per la sua peculiarità stilistica che nella letteratura istro-quarnerina
in dialetto (istroveneto e istroromanzo) non ha precedenti – nel senso che
la sua precettistica si distanzia da qualsiasi altro esempio. Pure dagli esempi dei
maggiori scrittori (Zanini e Bogliun), la cui materia poetica è da un lato ombelicamente/omericamente
annodata alla terra natia e dall’altro lato è linguisticamente
definita da una “assoluta selettività” lessicale (come ebbe modo di proferire,
in un contesto leggermente diverso, Pier Paolo Pasolini a proposito di Biagio
Marin). L’eccentrico espressionismo di Cergna contamina – come abbiamo
già visto – il lessico vallese (che è il suo formulario linguistico referenziale) con
altri e differenti idiomi, mescola insieme il passato e il presente in un’‘estensione
transitoria’ atemporale, fa ricorso alla incisività della condizione onirica per rapportarla
alla fine ad una condizione umana concreta. La sua creatività, insomma,
presenta un’inclinazione apertamente sperimentale. Essa sta percorrendo la
linea della poesia di ricerca che ha interessato tutto il Novecento e – attenendoci
al tema della poesia in dialetto – può ricordare lo sperimentalismo del poeta
milanese Franco Loi.
1106 Vedi v. 14.
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