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Le parole rimaste - Edit

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142<br />

Capitolo II | Gli anni postbellici (1945-1950)<br />

nel quale si inserisce tenendo conto della produzione complessiva dell’autore.<br />

Molte recensioni sono delle semplici “schede”, molto valide come servizio pubblico<br />

reso a destinatari frettolosi che vogliono risparmiarsi una visita in libreria<br />

e tuttavia intendono mantenersi aggiornati 229.<br />

Se le recensioni di opere delle letterature dei popoli della Jugoslavia, a partire<br />

dal 1953, sono sistematiche, complete, e, considerate nell’insieme di informazioni<br />

che offrono, diventano un quadro organico della letteratura della maggioranza,<br />

le recensioni dedicate a romanzi e raccolte della letteratura italiana d’oltreconfine<br />

risultano limitate, saltuarie e casuali. Il discrimine è ravvisabile nella<br />

separatezza ideologica tra i due Paesi che ammette, da parte jugoslava, l’accettazione<br />

parziale dei contenuti proposti dai Paesi capitalisti quali l’Italia. Pertanto<br />

alcuni modelli del neorealismo italiano diventano un punto di riferimento<br />

per alleggerire il realismo socialista di importazione sovietica. Tra le recensioni,<br />

sempre puntuali risultano quelle dedicate alle rarissime pubblicazioni di romanzi<br />

e raccolte di poesie di poeti connazionali, redatte soprattutto da Lucifero<br />

Martini affinché gli autori connazionali potessero in qualche modo comunicare<br />

con il pubblico e farsi conoscere 230. «La Voce del Popolo», pur non avendo<br />

una rubrica fissa dedicata al libro, presenta con regolarità i prodotti dell’editoria<br />

scolastica e gli opuscoli politici pubblicati dalla <strong>Edit</strong>, la casa editrice della minoranza.<br />

Senza metterne in dubbio il valore e l’impostazione, il quotidiano riassume<br />

i contenuti e, più raramente, la metodologia. Non si tratta quindi di vere<br />

recensioni, ma piuttosto di schede informative, in cui si precisano pure il costo<br />

e il luogo di vendita. Ma anche le limitate e sintetiche nozioni che vengono offerte<br />

sui libri pubblicati fanno da indicatore sulla direzione culturale del giornale<br />

e del Paese.<br />

Ad esempio, nell’articolo intitolato “Per Il ponte sulla Drina quasi tutti d’accordo”,<br />

di cui «La Voce del Popolo» non indica l’articolista 231, vengono riportati i<br />

risultati dell’inchiesta promossa dal quotidiano zagabrese «Vjesnik» per definire<br />

la migliore opera scritta nel dopoguerra. Dopo aver elencato i romanzi di maggior<br />

successo – Ruke [<strong>Le</strong> mani] di Ranko Marinković, Prokleta avlija [Il cortile<br />

maledetto], Travnička kronika [La cronaca di Travnik] e Na Drini ćuprija [Il ponte<br />

sulla Drina] di Ivo Andrić – l'articolista nota una predilezione nei gusti del pubblico<br />

per il modernismo:<br />

229 È la defi nizione data da NELLO AJELLO, La cultura in terza pagina, in ID, Lo scrittore e il potere, Bari,<br />

Laterza, 1974, p. 60.<br />

230 Mancava una casa editrice che si occupasse della pubblicazione e della diffusione dei libri degli<br />

scrittori della minoranza. La casa editrice italiana <strong>Edit</strong>, per limitate disponibilità economiche, era<br />

tutta rivolta alla pubblicazione di manuali scolastici per le scuole della minoranza. Tale situazione<br />

è cambiata appena dopo l’anno 2000.<br />

231 Cfr. “Per Il ponte sulla Drina quasi tutti d’accordo” in «La Voce del Popolo», 22 marzo 1958, p. 3.

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