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Le parole rimaste - Edit

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416<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

nell’abbandono in Cristo. No,<br />

la sproporzione dei mutati valori<br />

della storia non consente scelte<br />

elusive. Non c’è salvezza singola<br />

quando sovrasta come ipotesi<br />

la perdizione totale. I tempi<br />

più duri della nostra mollezza,<br />

dura a staccarsi dalla propria<br />

matrice elegiaca, impongono:<br />

oggi non domani, qui non altrove<br />

o tutti salvi – con un lavacro<br />

degno dell’immondizia che ci copre<br />

e n’avanza? e sia – o tutti<br />

vilmente sopravvissuti alla rovina<br />

dell’uomo.<br />

Ma è qui, temo, che il tuo arco non scocca:<br />

l’uomo, gli uomini, la classe<br />

che porta il peso di una maledizione<br />

storica (indebitamente attribuita<br />

a Dio), che crea per gusto<br />

dello spreco altrui, che rifi uta<br />

l’automatismo acefalo<br />

del produrre per consumare e produrre<br />

all’insegna di una civiltà defecante.<br />

<strong>Le</strong>gge ferrea. Da lei mossero<br />

i padri dell’età nuova contro<br />

la brutalità della storia e noi, non altri<br />

dobbiamo proseguire l’opera<br />

consapevoli che nessuna eredità<br />

d’ingegno, di pianto, d’ideali<br />

matura frutti spontanei<br />

o il futuro balzi dal passato<br />

senza il nostro concorso. E mirabile<br />

è quest’impresa, Pasolini,<br />

nella diuturna umiltà severa<br />

che non conosce ripieghi né attese<br />

speranzose, ma logora i più forti<br />

e ci esalta tutti della sua pura<br />

eticità.

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