07.06.2013 Views

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

Le parole rimaste - Edit

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

204<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

nicativi, là dove – è evidente – predominano i recenti valori collettivi della neonata<br />

società jugoslava e l’idealizzazione della realtà popolare.<br />

Questa linea, che è poi quella propugnata dal ceto dirigenziale del Paese, è<br />

palese nella prefazione sequiana al primo numero della rivista «Arte e lavoro»,<br />

apparsa nel 1949 a cura dell’Unione delle società artistico-culturali della Croazia<br />

e spentasi dopo un anno, alla seconda uscita. La rivista, tramite l’intervento di<br />

Sequi, presenta il fattore culturale della vita sociale come un anello di congiunzione<br />

fra teoria e prassi, come uno fra i tanti ‘anelli’ che in quegli anni avevano<br />

il compito di calare dall’alto l’ideale socialista nella realtà quotidiana:<br />

Fra i compiti che il piano quinquennale prevede che si debbano portare a termine<br />

per l’edificazione del socialismo nel nostro paese e per la creazione del benessere<br />

è quello dell’elevamento culturale generale del nostro popolo. Senza cultura<br />

socialista non vi è socialismo, e la nostra attività culturale deve essere tutta intesa<br />

a creare una nuova cultura libera dalle tracce regressive della società capitalista,<br />

una nuova cultura che sia in perfetta rispondenza alla nuova struttura politica,<br />

sociale ed economica.<br />

Già dalle prime battute è evidente la consonanza dell’autore del testo con la<br />

politica culturale in auge, ma la sua perfetta coincidenza con i dettati partitici è<br />

resa appieno quando afferma:<br />

Sulla linea segnataci dal PCJ tutto il nostro lavoro nel campo della cultura deve<br />

essere rivoluzionariamente impostato sulla scienza del marxismo-leninismo,<br />

deve decisamente lottare, senza alcun compromesso, contro ogni deformazione<br />

ed ogni residuo idealistico e antiscientifico. E ciò significa che la nostra attività<br />

culturale deve essere al servizio della verità e della scienza, deve creare uomini<br />

nuovi, convinti combattenti per il socialismo.<br />

La richiesta di sudditanza dell’opera artistica alla pianificazione sociale partitica<br />

porta alla conseguente considerazione che “una volta ammesso il primato e<br />

l’urgenza della lotta di classe, le questioni estetiche passano in secondo piano di<br />

fronte all’‘equivalente sociologico’” 311.<br />

Nello scritto sequiano riportato più sopra, se volessimo fare un paragone<br />

con il mondo letterario dell’immediato dopoguerra in Italia, si può riconoscere<br />

il nuovo intellettuale di impostazione gramsciana. Quello direttamente<br />

impegnato nella trasformazione della società con l’ausilio della cultura, intesa<br />

nel senso di autorità motrice di valori incidenti sulla collettività. Sennonché,<br />

in Italia, gli intellettuali di maggiore spicco guardavano ai partiti di sini-<br />

311 CESARE CASES, “La critica sociologica”, in I metodi attuali della critica in Italia, a cura di MARIA CORTI<br />

e CESARE SEGRE, ERI, Torino, 1980, p. 23.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!