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Le parole rimaste - Edit

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Del realismo e dintorni<br />

Ad ogni modo le funzioni di spicco che essi mantenevano all’interno degli organismi<br />

istituzionali sono state, per lo svolgimento e lo sviluppo della letteratura,<br />

molto incisive, quasi statutarie; e ciò almeno fino alla nascita del Concorso<br />

annuale d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima” avvenuta nel 1967. Tanto che<br />

quell’influenza conservatrice di matrice (neo)realistica di cui si è parlato, ha operato<br />

a lungo non solo nelle questioni di politica culturale, ma in buona parte anche<br />

in quelle riguardanti i gusti estetici, che non erano assimilabili nemmeno alle<br />

correnti letterarie italiane della neoavanguardia e del neosperimentalismo.<br />

Affermando che il ramo della letteratura italiana dell’Istria e di Fiume si era<br />

staccato dal tronco della letteratura nazionale per i noti motivi storici e politici,<br />

in seguito ai quali venne a cadere la comunicazione con la Madre Patria e di<br />

conseguenza pure lo scambio culturale che è la linfa di ogni crescita, si è sicuramente<br />

nel giusto. Tuttavia ciò non è sufficiente a spiegare compiutamente come<br />

mai nella situazione politica e letteraria jugoslava, seguita alla rottura con il Cominform,<br />

e oltre, i promotori culturali dell’etnia non hanno comunque cercato<br />

di ricollegarsi ai fermenti e agli orientamenti letterari di sinistra in Italia. Almeno<br />

a partire dagli anni Sessanta, ossia dacché i rapporti fra i due Stati confinanti<br />

incominciarono ad improntarsi al principio del buon vicinato. Se vi fosse stata<br />

una pur minima comunanza ideologica con il mondo intellettuale marxista italiano,<br />

in qualche modo un qualche collegamento con esso si sarebbe azzardato,<br />

a prescindere dalle incontestabili difficoltà sul piano delle relazioni interstatali.<br />

Praticamente in Italia gli intellettuali di sinistra, soprattutto dalla metà degli<br />

anni Cinquanta, dibattevano e polemizzavano, a livello teorico e con l’esempio<br />

delle loro opere, intorno al nesso politica-cultura e sull’impellenza di un rinnovamento<br />

culturale che non ripercorresse le estemporanee risonanze dell’engagement.<br />

Questo rinnovamento non prevedeva l’abbandono del marxismo e della militanza<br />

politica, ma rifiutava categoricamente la subalternità alle certezze ideologiche<br />

del Partito comunista italiano. Nei contenuti la neoavanguardia italiana non ha<br />

rinunciato ad affrontare le problematiche della realtà sociale, però ha deliberato<br />

di avere un approccio critico riguardo a quella stessa realtà, senza che per questo<br />

motivo escludesse dalle proprie ricerche stilistiche e formali i contributi delle manifestazioni<br />

artistiche antecedenti il Secondo conflitto mondiale 302.<br />

302 Da qui il Gruppo 63. In un convegno che si è tenuto a Palermo nel 1963 un gruppo di intellettuali<br />

voleva contrastare la tendenza disimpegnata e intimista che si stava affermando nella cultura<br />

italiana. Questo “rifl usso” culturale aveva determinato anche la fi ne dell’esperienza neorelista.<br />

Alla vitalità del neorealismo si stava sostituendo una certa disillusione sulle reali possibilità di<br />

cambiamento sociale. Il regime democristiano imperversava, il movimento partigiano era “tradito”<br />

nelle sue aspirazioni ideali di fondo. Il neorealismo perdeva la sua carica vitale. Un gruppo<br />

di intellettuali desiderava reagire e cercava di unirsi su punti qualifi canti. Tuttavia nel gruppo si<br />

espressero subito due opposte tendenze. Da una parte chi proponeva un intellettuale disimpegnato<br />

“aideologico” e “atemporale”, che non offre messaggi né produce signifi cati. Dall’altra chi<br />

riproponeva un legame con le ideologie di “sinistra” anche se più indipendente. Il gruppo lavorò<br />

per alcuni anni fi nché queste divergenze si rivelarono insormontabili.<br />

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