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Le parole rimaste - Edit

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Alessandro Damiani<br />

to, al credo quia absurdum. Compito che ha logorato tante intelligenze, poiché<br />

tra la validità teorica e il fascino culturale di Marx da un lato, e l’insufficienza<br />

delle realizzazioni e la pochezza dei realizzatori dall’altro molti, me compreso,<br />

non se la sentirono di rifiutare il primo per la presenza fastidiosa dei secondi.<br />

Di conseguenza venne sovrapposta l’ideologia ai fatti: non semplice colpa, ma<br />

negazione in opera del marxismo 676 .<br />

Sempre a proposito del suo arrivo a Fiume “dal profondo sud” e del suo rapporto<br />

con l’Istria, motivo ricorrente delle sue opere, Damiani così si è espresso:<br />

È questo un discorso specifico che naturalmente comprende una parte non secondaria<br />

della mia attività letteraria. Io so per primo di trovarmi in una situazione<br />

particolarissima e addirittura anomala. Ma poi, a ben ripensarci, constato che<br />

questa anomalia è un male diffuso nel nostro tempo. Siamo un po’ tutti alieni e<br />

sradicati: da ciò la fuga o la ricerca di definirsi anche nella dimensione spaziotemporale.<br />

Io ho paragonato in uno scritto l’Istria a Itaca, non come paesaggio<br />

di sogno, ma nella sua fascinosa e tuttavia non sempre esaltante realtà.<br />

L’Istria naturalmente implica il complesso discorso sulla sua identità, sulla sua<br />

storia, sui suoi problemi attuali, non ultimo il destino della cultura e la stessa<br />

persistenza del gruppo etnico italiano. Confermando il mio impegno in questa<br />

problematica, confesso che il mio rapporto è di amore-odio per gli stridori di<br />

una realtà che si presenta sotto certi aspetti e che potrebbe averne altri, più qualificanti.<br />

Il “nostro” impegno culturale consiste appunto nel far avanzare questo<br />

progetto storico 677 . E così Nelida Milani:<br />

L’uomo, venuto in Jugoslavia per i suoi ideali di socialismo, per il suo antifascismo,<br />

per la sua volontà di contribuire all’edificazione aveva patito nell’animo<br />

l’esperienza storica che non ebbe paura di vivere. Da quest’esperienza nasce una<br />

visione più ampia della propria cittadinanza umana. (...) Non si tratta solo di dati<br />

biografici. (…) Italia e Jugoslavia sono due trincee spirituali non incompatibili<br />

con l’unità personale dello scrittore, due mondi storici ed emblematici dello sviluppo<br />

della sua personalità mentale 678 .<br />

Rientrato in Italia nel 1957, Damiani vive a Roma muovendosi nell’ambiente<br />

del giornalismo (occupandosi principalmente di critica cinematografica) finché<br />

676 ALESSANDRO DAMIANI, La torre del borgo, Udine, Campanotto, 1996, pp. 137-138.<br />

677 ALIDA DOŠEN, “La poesia è un’illusione? Per Damiani è anche realtà”, «La Voce del Popolo»,<br />

<strong>Edit</strong>, Rijeka–Fiume, 12 gennaio 1987, p. 3.<br />

678 ALESSANDRO DAMIANI, Illudere parvenze di vita, introduzione di NELIDA MILANI KRULJAC, postilla<br />

di STANISLAV GILIĆ, traduzione in croato di MARGHERITA e STANISLAV GILIĆ, Izdavački Centar<br />

Rijeka–Fiume, 1986, pp. 10-12.<br />

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