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Le parole rimaste - Edit

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Eros Sequi<br />

pre, con la sua portata di speranza nel futuro («S’inaurora il mio mondo»), la<br />

sofferenza fisica provata con la prova della lotta partigiana. Qui comunque il<br />

fremito è tutto interiore e l’”altro”, il “noi” collettivo e neorealistico, è completamente<br />

bandito o è appena sottinteso in quel «mio mondo» che durante la Resistenza<br />

al nazismo e al fascismo era universalmente condiviso dalle masse jugoslave,<br />

italiane ed europee nell’aspirazione cosmopolita, pacifista e di libertà. Il<br />

piano linguistico, poi, in questa poesia, non si abbassa al linguaggio colloquiale<br />

e populistico proprio di certi modi del neorealismo. Pur restando aderente alla<br />

concretezza, il linguaggio s’innalza in virtù della ricercatezza lessicale e, sebbene<br />

sia di facile comprensione, si dispone sulla pagina come atto intimisticamente<br />

riflessivo, neanche lontanamente dialogico e tanto meno esortativo per poter<br />

essere ritenuto, senza riserve, di tipo neorealistico.<br />

Ci addentriamo, invece, nel neorealismo con un componimento steso nel<br />

1945. Ma qui ci vuole una premessa storica.<br />

All’inizio del maggio 1945 le truppe dell’esercito partigiano jugoslavo pongono<br />

fine all’occupazione tedesca di Pola. L’assunzione dei poteri cittadini da<br />

parte del PC croato – PCJ, che rivendicava il capoluogo istriano alla Jugoslavia<br />

ed esercitava forti pressioni annessionistiche in tutta la regione, si protrasse<br />

soltanto per un periodo relativamente breve, durato quarantacinque giorni.<br />

Infatti, dalla metà di giugno dello stesso anno al gennaio del 1947 la direzione<br />

della città passò al Governo militare alleato anglo-americano (GMA), in<br />

attesa di una soluzione definitiva delle questioni territoriali nello “scacchiere<br />

europeo”. Il 10 gennaio 1947 a Parigi viene firmato il Trattato di pace con i<br />

Paesi ex alleati della Germania (Italia, Finlandia, Ungheria, Romania e Bulgaria),<br />

che sancisce il passaggio di Pola alla Jugoslavia. Passaggio concretizzato<br />

formalmente il 16 settembre.<br />

Sequi, nella poesia Ai caduti di Via Dignano, parla appunto di quel periodo<br />

del GMA, dicendosi certo dell’affermazione del ‘potere popolare’ (con il consorzio<br />

degli italiani e dei croati – “genti di due lingue”) anche nella città di<br />

Pola. Fedele al credo socialista ed internazionalista, scrive:<br />

Sono ancor verdi<br />

gli alberi al fi anco della strada fredda.<br />

Ma la corona è secca al loro piede<br />

ch’era nuova ogni giorno.<br />

Ritorneremo a voi che ci aspettate<br />

primi alla soglia<br />

di Pola nostra.<br />

Ritorneremo a voi dalle offi cine<br />

e dalle strade del popolo in lotta<br />

perché sia dolce a voi la vostra morte.<br />

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