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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo V | La seconda stagione: dal «noi» all’«io» (1963-1974)<br />

dranski zbornik» (Rijeka-Pula/Fiume-Pola 1960, pp. 5-50). Nel 1970, nel pieno<br />

dell’euforia nazionalistica in Croazia (e anti-italiana in Istria ed a Fiume),<br />

Cernecca contribuì moltissimo alla popolarizzazione e all’esaltazione del concorso<br />

“Istria Nobilissima”, ribadendo inoltre l’italianità di Pietro Stancovich.<br />

Lo fece nell’Introduzione alla Biografia degli uomini distinti dell’Istria, un denso studio<br />

sullo Stancovich apparso nel volume I degli Atti del Centro di Ricerche<br />

Storiche di Rovigno (pp. 161-175). In merito a “Istria Nobilissima” Cernecca<br />

scrisse invece un lungo testo apparso sulle colonne del quotidiano «La Voce<br />

del Popolo» di Fiume in cinque puntate: 6, 8, 10, 11 e 13 gennaio 1970, riprodotto<br />

in «Studia Romanica et Anglica Zagrabiensa» della Facoltà di Filosofia<br />

di Zagabria nel volume dell’anno 1971 (fasc. 29-32, pp. 638-642).<br />

Proprio in quell’epoca, attuando le decisioni della XIV Assemblea dell’Unione<br />

degli italiani svoltasi a Parenzo il 23 maggio 1971, nacquero le Comunità degli<br />

italiani in tutte le località in cui vivevano gli italiani, sostituendo i Circoli italiani<br />

di Cultura. Da quell’assise erano stati indicati, tra l’altro, i principi della collaborazione<br />

con la Nazione madre, sottolineando il diritto-dovere degli italiani<br />

in Jugoslavia di coltivare la loro “fierezza nazionale”, di attingere alle fonti della<br />

cultura della Nazione madre e di svolgere un ruolo di ponte e di dialogo fra Italia<br />

e Jugoslavia. Nella sua relazione all’Assemblea, Antonio Borme affermò che,<br />

oltre alle manifestazioni linguistiche, letterarie e artistiche, “la cultura nazionale<br />

comprende la creazione globale di un determinato popolo” e che “senza la perenne<br />

rigenerazione alle fonti della cultura della Nazione d’origine, sarebbe assurdo<br />

parlare della continuità di una cultura italiana in Istria”. Evidenziò inoltre<br />

che “negli ultimi anni l’intensificarsi dei rapporti fra gli uomini di cultura, il<br />

consistente arrivo di libri, riviste, l’organizzazione di convegni letterari, di seminari<br />

di aggiornamento linguistico e culturale hanno creato le condizioni più<br />

favorevoli alla comparsa di una cultura propria del gruppo etnico italiano”. Nel<br />

“Rapporto” del maggio ’71 Borme accennò in particolare ai nuovi convegni letterari<br />

italo-jugoslavi che si erano susseguiti dopo il primo ad Abbazia, promossi<br />

sempre dalla rivista «La Battana»; sottolineò “l’attenzione dedicata ai più giovani”<br />

nell’ambito dei gruppi letterari e artistici nelle scuole della minoranza, gruppi<br />

che tennero il loro primo convegno proprio in quel mese di maggio; disse del<br />

consolidamento della casa editrice <strong>Edit</strong> che “ha migliorato le sue pubblicazioni<br />

ed esteso il suo raggio d’azione”, e sottolineò:<br />

Il gruppo etnico italiano ha sprigionato dal suo seno energie latenti, che si sono<br />

dimostrate valide nel campo della creazione; il “Circolo dei poeti, letterati e artisti“<br />

ha curato sistematicamente questo importante settore, stimolando, incitando<br />

il singolo e l’ente (…) a cimentarsi nell’ardua impresa della produzione<br />

artistica e letteraria. È lusinghiero il fatto che gli interessi si siano dilatati: dalla<br />

poesia, dal racconto, dalla pittura si è passati ad altri campi, alla saggistica, alla<br />

storiografia.

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