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Le parole rimaste - Edit

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La presenza del dialetto nella produzione letteraria<br />

Contiene un’assenza. Tante assenze. Delle perdite irrimediabili. Non ci sono<br />

più i pusiceti di Milinovich, i gatizeîni di Curto, la catramera di Stell, la campagneta di<br />

Krizmanich, le sidele della Barlessi, i cucai della Dallemulle, la cuntrada di Antonio<br />

Giuricin. Cose perdute, morte. “(...) dialetti come lingua dei morti e della morte”<br />

dice Marabini 882, e aggiunge:”Più o meno consapevole di tutto questo, oggi il<br />

poeta in dialetto ha con la morte il contatto diretto che Omero, Virgilio e Dante<br />

si procuravano con viaggi avventurosi.’’ 883<br />

Poesia come elaborazione del lutto<br />

Poesia dialettale è perciò (anche) elaborazione di un lutto, di una perdita;<br />

elaborazione mai però pienamente compiuta, mai del tutto appagante: neanche<br />

quando la nostalgia cede il passo ad una rassegnata dolcezza ( Dallemulle)<br />

o è corretta dall’ironia ( Barlessi). E i “viaggi avventurosi”, avventurosissimi, di<br />

questi poeti dialettali dell‘Istro-quarnerino sono altrettante spedizioni archeologiche<br />

alla ricerca e al recupero di tutto quell’armamentario lessematico, di ogni<br />

singolo lemma o vocabolo che siano in grado di restituire la particolare aura di<br />

un oggetto disusato, di un modo di essere o di atteggiarsi dimenticato, di un<br />

comportamento, di un mestiere, di un personaggio che stanno dileguandosi anche<br />

nell’immaginario, della determinata piega di un sentimento, di uno psicodramma<br />

o di un accaduto. Il recupero, in definitiva, di quel consorzio umano e<br />

materiale, oggi minoritario e quasi impalpabile, che questi poeti hanno salvato<br />

dalla cancellazione e riaffidato alla storia.<br />

Sarà chiaro a questo punto che, a differenza di quanto sostiene Marabini per<br />

l’Italia, nel dettato di questi poeti penetrano inevitabilmente anche il folklorico<br />

e talvolta il demagogico, oppure persino compiacimento e autocompiacimento<br />

passatista: raramente fastidiosi però, e non di rado riscattati dalla sincerità degli<br />

accenti e dei sentimenti e, nei momenti più alti, da sorgiva ispirazione.<br />

Quello che comunque conta nella loro eccezionale “fioritura di <strong>parole</strong>” è che<br />

essa ha da buon principio avversato l’emarginazione culturale e ancora al presente<br />

contrasta il controllo linguistico dei gruppi maggioritari, sloveno e croato,<br />

contribuendo così al mantenimento dell’identità etnica italiana. Anche se, ad<br />

onor del vero, occorre aggiungere che tale tipo di fioritura si è mostrata in più di<br />

un caso piuttosto propensa ad arrestare i cambiamenti della società che a favorirli.<br />

Non per niente Turconi ha individuato nella poesia minoritaria in dialetto<br />

una sorta di “ansietà fossile” sedimentata e calcificata.<br />

<strong>Le</strong> tematiche di fondo sono vicine soprattutto alla gente umile e alle radici più<br />

intime della terra. La sensibilità è tutta intenta a fissare i quadri della memoria,<br />

882 CLAUDIO MARABINI, “Poesia contemporanea”... cit., p. 67.<br />

883 Ibid.<br />

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