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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo V | La seconda stagione: dal «noi» all’«io» (1963-1974)<br />

ri. I premiati furono: Umberto Matteoni, Silvano Sau, Giacomo Scotti, Bruno<br />

Gardina, Mario Cocchietto.<br />

Il panorama della “seconda stagione” si va infittendo di nomi e chiarendo<br />

nei contenuti. Nel 1963 risultano 38 gli autori che hanno partecipato al concorso<br />

(con 161 liriche): un primato. I premiati furono: Lucifero Martini, Umberto<br />

Matteoni, Anita Forlani, Giacomo Scotti e Mario Cocchietto per Pagine istriane.<br />

Premiate pure poesie di Egidio Milinovich, Livia Dandolo da Rovigno, Ligio<br />

Zanini ( all’epoca residente a Salvore), Gino Smocovich da Fiume e Marisa Pezzulich<br />

pure da Fiume. La Dandolo, lo Smocovich e la Pezzulich scompariranno<br />

dalla scena letteraria, mentre Zanini, che in quell’epoca scrive in italiano, diventerà<br />

il grande poeta nell’idioma istroromanzo rovignese.<br />

L’esito del concorso di poesia del 1964 fu reso noto appena sul numero del<br />

4 marzo 1965 di «Panorama»: 8 autori avevano inviato 36 liriche. I premi andarono<br />

a Ligio Zanini ed Egidio Milinovich. Sembrava, almeno a giudicare dai<br />

numeri, che il carro dei poeti italiani istro-quarnerini stesse andando all’indietro,<br />

ma non era così. Anche sul piano politico la situazione stava migliorando.<br />

Si erano verificate, invece, quelle che abbiamo già definito “rivolte” alle regole<br />

nella schiera dei poeti, provocando reazioni da parte dei severi censori del regime,<br />

ma anche effetti salutari per l’ulteriore orientamento della mini-letteratura<br />

in lingua italiana.<br />

Celebrando nel 1977 i venticinque anni di «Panorama», il quindicinale tracciò<br />

nel suo numero del 15 marzo una cronistoria dei concorsi letterari e dei componimenti<br />

premiati e pubblicati. Vi si leggono pure i nomi degli scrittori e dei<br />

poeti distintisi e l’annotazione:<br />

Sono questi gli autori che, con altri nomi nuovi, negli anni successivi daranno<br />

vita alla primavera letteraria in lingua italiana della nostra regione con opere, i cui<br />

giudizi di merito non avranno bisogno di cautele critiche né di blandizie, riferite<br />

al particolare contesto dal quale provengono. Vogliamo dire, con piena assunzione<br />

di responsabilità, che la produzione narrativa di uno Schiavato, i dettati<br />

poetici dei Matteoni, Cocchietto, Ugussi e poi di Zanini, Scotti, Martini, Curto<br />

esibiscono una validità oggettiva che dà il tono a una nostra cultura d’avanguardia<br />

in senso lato. E quando agli scrittori citati aggiungiamo i nomi prestigiosi di<br />

Ramous e Sequi, e accenniamo all’équipe di esperti nel campo della saggistica e<br />

della ricerca storica, possiamo costatare che il contributo del gruppo etnico italiano<br />

alla cultura tout court è esaltante.<br />

Moduli nuovi<br />

I primi a “ribellarsi” ai canoni della scrittura socialrealista ed ai lacciuoli posti<br />

dalla ‘nomenklatura’ furono Giacomo Scotti e Mario Cocchietto. Nel 1962<br />

l’uno e l’altro pubblicarono in volume le loro poesie: Cocchietto andò a Mi-

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