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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

una nuova. Il tracollo dei sistemi comunisti in Europa ovviamente non risparmiò<br />

la Jugoslavia, ma, a differenza di quanto accadde altrove, qui la crisi non<br />

travolse soltanto la struttura politica, bensì accentuò ulteriormente le divisioni<br />

interetniche in quanto, essendo venuto a mancare uno ‘strumento determinante’<br />

– il comunismo appunto – per la coesione dello Stato, è venuta a mancare<br />

pure la ragion d’essere del medesimo, che si dissolse nella guerra.<br />

Per gli investimenti esistenziali e idealistici di Martini, alimentati dalla fede<br />

nell’unità del proletariato e nella fratellanza tra i popoli, si trattò del colpo di<br />

grazia. Nelle sue liriche l’amarezza sostituisce una volta per tutte la speranza in<br />

un futuro migliore dacché quest’ultima è stata piegata e poi anche spezzata dal<br />

peso delle occasioni problematicamente insormontabili del conflitto balcanico,<br />

mentre l’età dell’autore è tale da indurlo ad un mesto bilancio esistenziale. E<br />

sebbene in diverse poesie egli continui legittimamente a rivendicare la giustezza<br />

della lotta contro il nazifascismo e la probità del credo comunista, contemporaneamente<br />

“l’incertezza del tempo” è portatrice di inquietanti perplessità non<br />

soltanto sul presente e sul futuro, ma altresì rispetto il significato da dare al passato.<br />

Si veda la poesia Due della silloge Schegge di tempo:<br />

Fu segno di coraggio e di lealtà<br />

la stella rossa sul nostro tricolore.<br />

O fratello lontano, ti strapparono<br />

un occhio i nazisti nella cella buia<br />

e tu tacesti. I nomi dei compagni<br />

ti rimasero stretti nella gola<br />

come nodi impossibili da sciogliere.<br />

L’odore della paura non è ancora<br />

scivolato nel corso degli anni.<br />

L’incertezza del tempo ora ci pone<br />

i primi cenni cupi del domani.<br />

Che cosa sarà di noi?<br />

Non di me o di te ma degli altri<br />

che non sanno dell’occhio che tu hai perso<br />

e non credono più in noi, fratello mio,<br />

perché non sapemmo dare realtà<br />

al sogno che li rode<br />

e li porta al gelido rimprovero.<br />

Quindi della speranza – che pur mai lo aveva completamente abbandonato<br />

– ora non rimane più nulla, e il suo posto è preso dalla cocente delusione e da<br />

un’amara rassegnazione alla decadenza. In alcuni componimenti Martini si riferisce<br />

addirittura all’esodo dei fiumani (che in precedenza aveva sempre accuratamente<br />

evitato) e in certi altri componimenti lamenta il magro destino della

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