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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo V | La seconda stagione: dal «noi» all’«io» (1963-1974)<br />

Grazie agli sforzi compiuti in questo quarto di secolo, allo slancio vitale degli<br />

italiani e all’aiuto degli organismi di potere popolare, è stato compiuto un vero<br />

e proprio miracolo. Oggi gli italiani della Jugoslavia hanno ricostituito una loro<br />

categoria di intellettuali in tutti i campi della vita sociale e vanno offrendo prove<br />

sempre più consistenti della loro vitalità e del loro ottimismo. Bisogna nondimeno<br />

tener presente, per quanto riguarda l’attività letteraria, come non si possa<br />

non risentire del vuoto venuto a formarsi improvvisamente con la partenza di<br />

quasi tutti i maestri e professori, dei pochi scrittori e di quelle categorie di cittadini<br />

che detenevano il monopolio della lingua letteraria, di fronte ai lavoratori di<br />

preparazione e tendenza quasi esclusivamente dialettali.<br />

Il vuoto lasciato veniva però colmato dagli “uomini nuovi”, molti dei quali<br />

erano arrivati alla letteratura, disse Sequi, “con le mani callose e addirittura attraverso<br />

l’espressione dialettale”. I testi che seguono la prefazione sequiana offrono<br />

“un panorama abbastanza completo della situazione attuale, onestamente<br />

comprendendo, con brani di validità non contingente, anche i risultati di sforzi<br />

appassionati, di valore assai contingente”. Quali fossero quei risultati, poteva<br />

giudicarlo il lettore posto di fronte a una vera e propria antologia di 150 pagine.<br />

Pure negli anni a venire «La Battana» continuò nella sua opera di sprovincializzazione<br />

delle lettere nostrane, facendo conoscere il meglio della poesia, della<br />

narrativa e della saggistica, le tendenze e gli “ismi” della letteratura appenninica<br />

e di quelle della Jugoslavia, trascurando semmai gli autori della comunità nazionale:<br />

nel 1974, in tre volumi, apparve soltanto la poetessa Adelia Biasiol 810.<br />

Era l’anno dell’entrata in vigore della nuova Costituzione della Repubblica<br />

Socialista Federativa di Jugoslavia (21 febbraio 1974) che trasformava la Jugoslavia<br />

in una specie di confederazione. In seno alla comunità italiana, nel<br />

frattempo, avevano subito profonde riforme anche le organizzazioni di base<br />

dell’Unione degli italiani, trasformandosi da Circoli italiani di Cultura in Comunità<br />

degli italiani autogestite come la stessa Unione. Il dibattito democratico<br />

(che era stato interrotto bruscamente nel 1970 per l’intervento e il prevalere<br />

delle forze nazionalistiche in Croazia, ripreso appena nel 1973 nel contesto delle<br />

discussioni sulle bozze delle nuove costituzioni federale e repubblicane prima<br />

che si pronunciassero i parlamenti) indusse l’Unione degli italiani a pubblicare<br />

un suo nuovo organo di stampa, stavolta trilingue, il «Foglio d’informazione».<br />

Esso andava ad aggiungersi a una serie di bollettini e periodici locali promossi<br />

da singole Comunità degli italiani a cominciare dall’ottobre 1972 a Dignano,<br />

Gallesano, Isola d’Istria, Parenzo, Pola («El Clivo»), Rovigno («Sotolatina») e<br />

Fiume («La Tore») insieme a vari periodici ciclostilati nelle scuole. A quel punto,<br />

però, i vertici politici regionali istro-quarnerini intervennero e, consideran-<br />

810 «La Battana», numero 32 di marzo.

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