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Le parole rimaste - Edit

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322<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

le narrazioni a lui fatte, ci presenta i deportati abbandonati all’arbitrio dei loro<br />

aguzzini: bisognosi, secondo la formula adoperata nei loro confronti, di “rieducazione<br />

sociale” e di “autocritica” essi sono destinati a conoscere, in un mondo<br />

che non ammette garanzie giuridiche, una barbarie sempre più aberrante che<br />

culmina con strumenti allucinanti come il famigerato kroz stroj, con il quale i deportati<br />

finivano con l’essere malmenati fino allo strazio ed umiliati tra due file<br />

composte da uomini che erano i loro stessi compagni di sventura.<br />

Molti, come lo stesso Zanini, pensano al suicidio o lo mettono in atto: vari<br />

capitoli della seconda parte del complesso volume si sgranano, come i grani di<br />

un rosario micidiale, in un’orrida discesa di gironi e bolge, tra scene di sadismo<br />

incomprensibile, fino al “buco dell’orrore” “l’inferno nell’inferno”, lo speciale<br />

lager “R 101” dove venivano torturati gli “incorreggibili”. “Questo libro di Scotti,<br />

bellissimo e terribile, è uno dei libri che hanno mutato il mio modo di guardare<br />

alla storia dell’Europa di ieri e di oggi” – ha scritto Giampaolo Pansa 550 introducendo<br />

questo importante dossier che ha infranto un silenzio di quarant’anni<br />

con la rievocazione delle odissee degli italiani dell’Istria e di Fiume e, più in<br />

generale, con il ricordo della terribile sorte di “[...] oltre trentamila prigionieri<br />

politici, dei quali circa quattromila vi hanno lasciato le ossa, morti per le torture,<br />

le epidemie o i suicidi 551”.<br />

Con Giacomo Scotti la storia diventa racconto, la politica passione, la cultura<br />

poesia. Così, in una piccola perla siglata Ano de neve, ano de pan inclusa nei Mesi<br />

dell’anno nei proverbi istriani del 1972 552, egli si manifesta poeta. E tale rimane in<br />

tutti i dodici capitoletti scritti in versi per ricordare le massime istriane sulle stagioni<br />

e i giorni, accompagnandoci da una località all’altra della bella penisola, da<br />

Capodistria ad Albona, da Buie a Rovigno, da Parenzo a Pola.<br />

Nel medesimo anno Scotti regala ai lettori la strenna intitolata Istria innamorata,<br />

dal sottotitolo Viaggio in Istria attraverso i canti popolari d’amore 553. Si tratta di<br />

canti suggeriti dalla passione con dentro un profumo di struggente malinconia,<br />

essendone scomparsa la civiltà che li presupponeva 554, capaci ancora di restituirci<br />

il sapore delle cose perdute: “staccate dalla realtà che ne costituiva il contesto<br />

e la base, assomigliano a belle farfalle trafitte dallo spillo assassino e pietoso<br />

550 cfr. GIAMPAOLO PANSA, Introduzione a Goli Otok... cit., p. XIV.<br />

551 cfr.GIACOMO SCOTTI, Goli Otok... cit., p.101. Questo importante libro di Scotti ha dato lo spunto<br />

per alcune pagine di altre opere: Alla cieca di Claudio Magris, Anima mundi di Susanna Tamaro,<br />

Siamo stati così felici di Giampaolo Pansa, ecc. (cfr. GIACOMO SCOTTI, Libro su Goli Otok,<br />

Trieste, «Il Piccolo», 23 aprile 2007, p. 20.).<br />

552 GIACOMO SCOTTI, I mesi dell’anno nei proverbi istriani, Trieste, LINT, 1972.<br />

553 GIACOMO SCOTTI, Istria innamorata, Trieste, LINT, 1972.<br />

554 Cfr. «Il Piccolo», Trieste, 21 febbraio 1973.

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