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Le parole rimaste - Edit

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Gli inizi pionieristici di una “nuova” cultura<br />

Abbiamo intenzione di pubblicare in un fascicolo scritti italiani ispirati ai motivi<br />

della nostra lotta attuale, aventi un qualche valore letterario. Riuniremo poesie,<br />

recitazioni, descrizioni, racconti dal vero, ecc. Insieme pensiamo di accogliere nel<br />

fascicolo stesso alcune delle poesie e dei canti popolari più caratteristici delle località<br />

aventi tradizione culturale italiana. Scopo della pubblicazione è di attestare, da<br />

un lato, il contributo della minoranza italiana alla lotta di liberazione, e di fornire,<br />

dall’altro, una prima raccolta di materiale alle nostre sezioni culturali-educative,<br />

come al gruppo teatrale italiano ed ai gruppi similari dei nostri reparti armati.<br />

Riferendosi a questo documento, che la dice lunga sulle origini della “nuova<br />

letteratura” quasi esclusivamente affidata a giornali e periodici confezionati con<br />

mezzi di fortuna, Martini continuò il suo racconto dicendo:<br />

Risulta chiaramente che già allora, mentre perdurava la lotta armata, non solo<br />

ci si preoccupava in genere dell’attività culturale, ma anche si ponevano le basi<br />

di quella che doveva essere successivamente una cultura nuova (…). Quello che<br />

avrei dovuto scrivere insieme al regista di una compagnia dilettantistica fiumana,<br />

che esisteva allora e si esibiva con il nome di Gatti Selvatici, e della quale facevano<br />

parte numerosi attori antifascisti, non venne portato a termine. Avevamo<br />

scritto due atti della commedia musicale che mi sembra fosse stata intitolata<br />

provvisoriamente Fiume nuova, quando un’irruzione a casa del regista da parte<br />

delle SS costrinse il mio collaboratore a raggiungere le prigioni di via Roma. Io,<br />

in fretta e furia, ottenni un salvacondotto da parte dei compagni e con esso, superando<br />

due sbarramenti tedeschi ed un rastrellamento, raggiunsi Zalesine, dove<br />

entrai a far parte del Prop-odjel del Comitato regionale per l’Istria e trovai compagni<br />

ormai temprati come Eros Sequi, Andrea Casassa, Dino Faragona, Luciano<br />

Bernardi, Cesco Dessanti, che già da lungo tempo stavano redigendo giornali<br />

ed opuscoli, assieme ai compagni croati... Fu Ljubo Drndić, che mi pose il nome<br />

di “novinaro”, a dirmi che avrei dovuto scrivere un dramma per la compagnia<br />

teatrale italiana. Il compito, per me difficile, lo portai a termine nello spazio di<br />

alcuni giorni e di alcune notti. Il dramma si intitolava Ritrovarsi liberi e credo che<br />

fosse il primo lavoro teatrale preparato in lingua italiana durante la Lotta popolare<br />

di liberazione nelle nostre zone…. Ritrovarsi liberi, del cui manoscritto in<br />

seguito persi ogni traccia, narrava le vicende di un soldato, operaio, contrario al<br />

fascismo, il quale si trova a discutere con un ufficiale mentre il loro reparto è sottoposto<br />

al fuoco dei partigiani jugoslavi. Il soldato spiega le ragioni per cui sono i<br />

partigiani ad aver ragione (…). Poi il soldato, nottetempo, raggiunge i partigiani,<br />

identificando in essi le ragioni della sua classe, uccidendo prima l’ufficiale… 95 .<br />

95 AA.VV. L’attività culturale degli italiani nella guerra popolare di liberazione (Convegno della «Battana»,<br />

2 aprile 1977), in «La Battana» n. 43, 1977, pp. 5-87.<br />

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